mercoledì 19 dicembre 2012

No alla violenza sulle... mamme

Lo ammetto, quel livido sulla gamba non me lo sono procurato cadendo dalle scale. E' stato lui. Non pensavo fosse possibile, ma è così: lui mi picchia. Da qualche tempo, senza un motivo apparente, sfoga su di me la sua rabbia.
Io cerco di schivare i suoi colpi, mi copro il viso con le mani, ma allora si accanisce sui miei capelli e me li strappa. Oppure mi morde, finché non urlo dal dolore e scappo via.
Però lo amo, non posso abbandonarlo. Senza di me non vivrebbe. Allora torno da lui, e quando mi guarda con quegli occhi grandi gli prometto che non lo lascerò mai.
Denunciarlo, dite? Non ne ho la forza. E poi, non ha nemmeno 10 mesi...

[un attimo di serietà]
Questo post non vuole in nessun modo farsi beffa del tema della violenza contro le donne. E ci mancherebbe altro. Questo è un problema serio. Anzi, è un'occasione per parlarne.
Secondo un'indagine dell'ISTAT nel 2006, il 31,9% della popolazione femminile dichiara di essere stata vittima di violenza, fisica o sessuale, almeno una volta nella vita, prevalentemente tra le mura domestiche, con un 14,3% di donne che afferma di aver subito violenza dal partner. Tra queste, più del 90% non ha denunciato i fatti.
(fonte: WikipediaRibadisco: No, no e NO! alla violenza contro le donne. 
E, a parte le battute, il mio invito a tutte è di rivolgersi ai Centri Antiviolenza, chiamare il numero 1522 e denunciare le violenze subite.
[fine dell'attimo di serietà]

(se poi riuscite a spiegarlo anche a Valerio, con parole adatte ad un violento cucciolo di 10 mesi, mi fate un favore...)

lunedì 17 dicembre 2012

Rieccoci!

Prima o poi doveva succedere. Una febbriciattola da nulla, passata a me e poi tornata rinvigorita a Valerio e infine al Babbo ci ha messi tutti ko.
Valerio ha preso la sua prima medicina, per far scendere la febbre che in un pomeriggio ha toccato la punta di 40,1°C e io per la prima volta dalla sua nascita mi sono spaventata davvero tanto per la sua salute.
Poi tutto è tornato come prima, già il giorno successivo Valerio stava bene e l'ha dimostrato mangiando nuovamente in quantità. Sospiro di sollievo e si ricomincia.

Nel frattempo abbiamo sperimentato un paio di notti insonni. Devo dire che in nove mesi, Valerio ci ha graziati: certo si sveglia sempre un paio di volte per notte, ma quelle (quasi) totalmente insonni sono state finora pochissime.
Anzi, dopo la prima a pochi giorni di vita, quando ci ha fatto capire che non voleva assolutamente dormire nella cullina, gli è sempre bastato poco per riaddormentarsi subito. Anzi, una cosa sola: la mamma. Anzi, per voler essere precisi solo una parte anatomica della mamma...

C'è la notte che ti tiene tra le sue tette... (Ligabue... che di certo non pensava alle notti insonni dei neonati quando ha scritto la sua canzone più famosa, ma tant'è...)

Ma in corrispondenza col malessere portato dalla febbre, si è svegliato alle 3 e non aveva nessuna intenzione di ri addormentarsi. Che fare? Ispirata dal Babbo, che russava sonoramente, ho cercato di spiegare al piccolo insonne che era l'ora di dormire.

"Vedi? Il Babbo dorme. Anche la Nina dorme. E Claus? Dorme. Il cane dei nonni di sicuro dorme. I gatti dei nonni? Dormono. I vicini, li senti forse parlare? No, dormono! E il gatto dei vicini? Dorme anche lui!"
A seguire ho elencato tutti i nomi dei figli di amici, che sicuramente stavano dormendo. Quando sono arrivata all'ultimo dei peluches, che ovviamente stava dormendo, Valerio ha deciso che forse era l'ora di  riaddormentarsi.
Ci dev'essere un modo più veloce... forse semplicemente basta non avere la febbre!

Chiedo scusa per la lunga assenza. Tra febbre mia, di Valerio, del Babbo e poi preparativi per due giorni a Torino (lo scorso fine settimana) non mi sono più fatta sentire... Ma dato che di cose da scrivere ne ho sempre, ci riaggiorniamo a breve!

lunedì 26 novembre 2012

Ninna nanna del serial killer

Ninna nanna, ninna oh, questo bimbo a chi lo do?
Lo darò alla Befana che lo tenga una settimana.
Lo darò all'uomo nero che lo tenga un anno intero.
Lo darò all'uomo verde che lo tenga finché non lo perde.
Lo darò all'uomo rosso che lo tenga in fondo ad un pozzo.
Lo darò all'uomo bianco che lo tenga finché non è stanco.
Lo darò all'uomo giallo che lo tenga insieme al gallo.
Lo darò all'uomo blu che se lo porti giù giù giù...

Questa era la ninna nanna che mi cantava mia madre quando ero piccola.
Qualche considerazione:
- anche qui l'uomo nero non tiene i bambini, li rapisce;
- come al solito quella affidabile è l'unica donna: la Befana;,
- poi uno si chiede da dove arriva la mia paura dell'abbandono;
- quando canto le canzoni scout per far addormentare Valerio, mi consolo pensando che c'è di peggio... Molto peggio!

mercoledì 14 novembre 2012

Il suo... tesssoro


Un computer, una connessione ad Internet e un bambino in arrivo. E tanta voglia di imparare. E la mamma comincia a "spippolare".

E scopre il mondo dei pannolini lavabili. E poi quello dell'"alto contatto". E l'Elimination Communication. L'autosvezzamento. Il fatto che i bambini vegetariani o vegani non sono così pochi come si pensa. Le fasce, il portare (e il tutorial per realizzare un mei tai)
Poi il bambino nasce, e per un po' la mamma vive "di rendita".

Ultimamente ho ricominciato ad esplorare il web in cerca di cose nuove e ho "scoperto" il metodo Montessori. Tra virgolette perché in realtà qualcosa sapevo già grazie agli scout (sono stata anche capo per alcuni anni e il Babbo è tutt'ora dentro) e comunque ho avuto un'educazione parzialmente montessoriana: la mia scuola materna e in parte anche quella elementare, anche se non lo erano ufficialmente, si ispiravano al pensiero di Maria Montessori.

Tra i siti che ho visitato, per il momento il mio preferito è How we Montessori, in cui mese per mese si ripercorrono le scoperte montessoriane di Otis, un bimbo che cresce in una casa grandissima, bellissima e che mi fa non poca invidia...
Grazie a Otis e poi al gruppo Mamme e papà montessoriani su Facebook la vita di Valerio è cambiata. 

Per prima cosa ha ricevuto in regalo una cesta dei tesori, cioè un cestino che raccoglie oggetti di uso comune che possono essere scoperti tramite i principali sensi dei lattanti: il tatto, la vista, in parte l'udito, e la sbavatura. Nella cesta dei tesori di Valerio al momento si possono trovare: due mollette, un tappo di sughero, un rocchetto di filo rosa, una scarpina, un cucchiaino, una frusta da cucina, una scatolina piena di perline che fanno rumore, un fermatovaglio di metallo e un apritappi di birra (cioè senza la spirale per il sughero)

Sempre ispirati da Otis, abbiamo liberato i due scaffai inferiori della libreria, destinandoli ai giochi di Valerio, che può così prenderli in autonomia. Gli abbiamo inoltre messo a disposizione un tavolino basso, che per il momento usa come appoggio per alzarsi in piedi.


Fallimentare è stato invece il primo tentativo di travasi, per i quali Valerio probabilmente è ancora troppo  piccolo. Sembra che i bimbi un po' più grandi di lui si divertano moltissimo a travasare da un contenitore ad un altro materiale di vario genere, come farina, riso soffiato, semini etc. Per cominciare coi più piccoli viene suggerito di utilizzare materiali più grandi come la pasta. Non funziona con gli affamati cronici come Valerio, che ha cercato di masticare e inghiottire i pezzi di pasta cruda. Riproveremo prossimamente, nel frattempo continuiamo con la cesta dei tesori... tutta rigorosamente non commestibile!

domenica 4 novembre 2012

Il nostro halloween e la vincitrice del concorso

Ad Halloween siamo andati ad una festa in maschera organizzata nell'ufficio del babbo. Tema: horror e fumetti/videogiochi. C'era Grimilde, SuperMario, vari zombie e fantasmi, il draghetto di Puzzle Bubble e tanti altri.
Noi eravamo vestiti classicamente: io da strega e il babbo da vampiro, con un mantello rosso e nero che ho cucito io. E Valerio? Ovviamente è venuto anche lui, e cosa poteva essere se non il gatto della strega? Con una coda cucita su una maglietta nera, due orecchie rosa sulla testa e naso e baffi disegnati con la matita nera per il trucco, era uno splendido gatto nero. Le orecchie sono durate circa 30 secondi, poi con la solita grazia che lo contraddistingue Valerio se le è strappate di dosso urlando. Abbiamo sbagliato personaggio, approfittando del tema fumetti e seguendo il suo temperamento potevamo vestirlo da Hulk...
Comunque nei prossimi giorni pubblicherò un tutorial per cucire delle orecchie da gatto come quelle che avrebbe dovuto indossare Valerio.

Nel frattempo è finito il concorso "E ora cosa gli racconto": ha vinto Barbara di Correndomi Incontro col racconto di Paperella nel giardino di Tuttoèbello. A breve (considerando i miei tempi biblici, forse per Natale...) riceverà il beauty case, che tra l'altro potrà abbinare con la borsina che ha già ricevuto durante l'incontro blogger.
Grazie ancora a tutte le partecipanti e a chi ha votato. Ora abbiamo da leggere per mesi!

lunedì 22 ottobre 2012

Siamo diventati un fumetto!

Avete visto la nuova grafica del blog e della pagina facebook? A me piace molto, perché in questa immagine ci siamo tutti: io e il babbo, i cani, e ovviamente - protagonista indiscusso - un Valerio gattonante. E siamo bellissimi!

L'immagine è stata realizzata da una ragazza di Forlì, Emanuela Pedri, che nelle sue opere coniuga la passione per il ritratto con quella per i Manga. Da qui l'ideazione una tecnica fumettistica tutta particolare: gli occhi sono sempre chiusi, la bocca sorride, il naso è sostituito da tre linee orizzontali e tre oblique.
Emanuela ha chiamato questo stile "LOCH", ma vi rimando al suo sito per scoprire il motivo del nome e per vedere le sue realizzazioni: http://www.lochyourface.it
Immagini del proprio volto in stile LOCH possono essere usate per realizzazioni originali come inviti, magliette e felpe, biglietti d'auguri, partecipazioni a battesimi, prime comunioni, matrimoni, tazze, cuscini... e spazio alla fantasia!

Chissà se Claus, arrivato alla veneranda età di 17 anni dopo una vita passata in canile, o Nina, maltrattata da un cacciatore senza scrupoli, avrebbero mai immaginato di diventare un fumetto? (Valerio è già più probabile: nei momenti di distruzione assomiglia pericolosamente a Hulk!)

martedì 16 ottobre 2012

Concorso letterario: via al televoto!

Parte oggi la terza fase del concorso, riservata ai follower del blog: i tre racconti finalisti si sfidano fino al 31 ottobre.
Votate nei commenti scrivendo il numero del racconto prescelto. E' valido solo un voto a persona e non sono validi commenti anonimi.
Nell'augurare buona fortuna a tutte e tre le scrittrici, vorrei ringraziare tutti i partecipanti, anche a nome di Valerio che ora ha a disposizione tanti bellissimi racconti! Grazie Livia, Lucia e Sabrina!

RACCONTO N°1

Titolo: “La paperella delfinata
C’era una volta una piccola paperella, senza ali non poteva volare, e senza zampe non poteva nuotare!
La piccola paperella ogni giorno pensava: “non è giusto, le altre paperelle possono svolazzare in cielo e sguazzare nell’acqua…io invece non posso!!!”
Un giorno, stufa della sua condizione, espresse il suo desiderio ad alta voce: “C’E’ QUALCUNO CHE MI POSSA AIUTARE??? NON VOGLIO RIMANERE COSI’, VORREI POTER NUOTARE!!!”
Il suo canto arrivò alle orecchie vicine…solo un bambino riuscì a non udire quelle parole, perché stava dormendo!! Si chiamava Valerio.
Giorni dopo, la mamma di Valerio ricevette un libro per il piccolo, ed iniziò a mostrargli le immagini. Valerio, che non sapeva ancora parlare, se ne disinteressò e prese delle matite colorate, per pasticciare le pareti di casa.
Durante la notte, una voce giunse in sogno a Valerio: “mangia la fragola, mangia la fragola…solo così potrò trasformarmi!”
Il giorno seguente, Valerio, prese il nuovo libretto e sfogliandolo, vide la paperella e le matite colorate…poi: la fragola!!! Senza esitare la mangiò! (Azione simulata e stimolata da parte dei genitori con il gesto del prendere la fragola, fingere di mangiarla, dicendo “Gnam gnam!”)
Subito dopo si alzò un grande vento che fece muovere la girandola, e Valerio potè udire ancora le parole della paperella. “Prendi la mela, sotto l’albero e falla mangiare al papà, solo così potrò trasformarmi!!!” (Altra azione simulata da parte del babbo!!!)
Nella notte, fra luna e stelle, la paperella si trasformò e per ringraziare Valerio e mostrargli la magia, al mattino cantò ancora: “Prendi i sandaletti, e fatti portare in spiaggia, solo così vedrai come sono diventata!”
Valerio, prese i sandaletti colorati, e fece capire ai genitori che avrebbe voluto uscire.
Non sapendo dove portarlo, i due, optarono per la spiaggia…fu lì, che insieme al piccolo poterono vedere un delfino…era piccolo e azzurro, felice, sguazzava fra le onde..e fra un’ondata e l’altra, sembrava dicesse: “Grazie Valerio!!!”


RACCONTO N°2

Betta Paperetta viveva tutta sola in una grande piscina. Un giorno, mentre faceva la sua solita vasca, vide sul bordo della piscina 3 matite colorate una verde, una gialla ed una blu.
Incuriosita, prese la matita blu con il becco. Appena la matita si sentì scuotere, si animò, era una matita magica! Si stirò e disse: "Ciao mi chiamo Rosita!
"Ciao!" Rispose Betta.
"Puoi svegliare anche Petita e
Bonita? Sarebbero sicuramente felici di sgranchirsi!"
"Volentieri" disse Betta e con molta delicatezza ne prese una per una e le svegliò.
Petita e Bonita salutarono e ringraziarono Betta, erano stufe di dormire e volevano giocare.
Le 3 matitine si misero una vicino all'altra e chiesero a Betta se volesse giocare con loro.
"Certamente, a cosa giochiamo?" Chiese Betta
"Facciamo il gioco indovina il disegno!"
Rosita cominciò per prima, tracciò alcuni segni e via via il disegno prese forma.
La cosa stupefacente e che nonostante Rosita fosse blu, riusciva a tracciare linee di qualsiasi colore lei volesse e così anche Petita e Bonita.
Il pavimento della piscina si riempì di vari disegni Rosita disegnò una fragola, ed una girandola
Poi fu il turno di Pepita che disegnò un albero e la luna con le stelle.
Infine Bonita disegno dei sandali e un delfino.
Betta paperetta riuscì sempre o quasi ad indovinare, talvolta grazie a qualche aiutino delle matitine.
Alla vista del disegno del delfino Betta sospirò e disse: "quanto mi piacerebbe avere un amico qui con me in piscina! Sarebbe bellissimo!
E così a Rosita venne un'idea, chiamò vicino a se le tre matite, insieme ripassarono il disegno e magicamente apparve un delfino nella piscina accanto a Betta.
"Ciao! Io sono Gino!" disse il Delfino
Ciao Gino io sono Betta disse le paperetta.
Ed insieme andarono a fare una bella nuotata, non prima di aver salutato le amiche matitine!


RACCONTO N°3
Titolo: Esprimi un Desiderio
C’era una volta nel Giardino di Tuttoèbello, una Paperella che aveva la particolarità di non avere le zampette ma al loro posto una ciambella da salvagente, per cui tutti la chiamavano Paperella Salvagente. Era carina e pacifica e gentile, e aveva sempre un sorriso per tutti, ma si annoiava un pochino perché stava sempre in piscina a galleggiare, mentre gli altri pote

vano andare a giocare dove più gli piaceva.
Un giorno le Tre Sorelle Matite Colorate, la Sorella Verde, quella Gialla e quella Blu, si accorsero che la Paperella da lontano piangeva. Si avvicinarono e le chiesero: “Cara Paperella Salvagente, come mai piangi?” e la Paperella rispose: “Piango perché sono qui tutta sola e nessuno viene a giocare con me”.
Le Sorelle Matite Colorate si guardarono e decisero che sarebbe stato divertente giocare tutte insieme, e così si fermarono al bordo della piscina per trascorrere con la Paperella il pomeriggio. Come fu felice la Paperella! Per ringraziarle offrì loro delle dolcissime Fragole e le mangiarono tutte insieme ridendo allegramente.
Mentre gustavano le succose fragole, la Sorella Matita Rossa vide da lontano una bellissima Girandola che faceva di tutto per farsi notare: aveva bellissimi colori e anche lei (si vedeva fin da lontano!) non amava troppo stare sola, perciò girava e girava per far vedere quanto fosse bella, nella speranza che qualcuno la notasse. La Paperella disse: “Bè, voi tre Sorelle Matite Colorate poteste andare a chiedere alla Signorina Girandola se vuole unirsi a noi, potremmo giocare tutte insieme cosa ne dite?”, le Sorelle si dissero d’accordo e così andarono dalla Girandola, la quale fu ben felice di unirsi all’allegra compagnia e non stare più sola.
Ne venne fuori veramente una bellissima compagnia e risero e scherzano in piscina per tutto il pomeriggio, finchè iniziò a tramontare il sole e il magnifico Albero di Mele cominciò a fare un poco di ombra. Il Signor Albero era un tipo molto generoso, e pensò che dopo tutto quel giocare le simpatiche signorine Paperella, Matite Colorate e Girandola, dovevano avere un pochino di fame, fece così cadere accanto a sé una coloratissima Mela Rossa e glie la offrì. Tutte ringraziarono il Signor Albero per la mela e per la generosa ombra che offriva loro, divisero la mela in parti uguali e si sedettero tranquille all’ombra di Signor Albero, attendendo il tramonto del sole che presto venne e lasciò il posto alla splendida Signora Luna che si presentò per l’occasione con tre sue amiche Stelle, brillanti più che mai e nel guardarle non si poteva che esclamare un “Ohhhh!!!” tanto erano belle tutte insieme.
Paperella volle esprimere un desiderio perché si sa, le Stelle a volte ne esaudiscono almeno uno, e desiderò con tutte le sue forze di avere un paio di coloratissimi e comodissimi Sandali, casomai le fossero spuntate le zampe non poteva mica andare in giro scalza!! Ed ecco che quando aprì gli occhi i Sandali che aveva chiesto erano lì davanti a lei! Che meraviglia, tutti furono felici per il desiderio esaudito e si complimentarono con Paperella.
Ed ecco che l’acqua della piscina si increspò e fece capolino il Mago Delfino, che nello stupore generale prese la parola e disse: “Cara Paperella, poiché sei sempre stata così buona e generosa, io il Mago Delfino ti farò spuntare le zampette, così potrai andare a giocare ove vorrai con i tuoi nuovi amici”, e ZAC!! Sparì così com’era venuto.
Paperella si guardò e vide che finalmente aveva le zampe! Guardò la Luna e le Stelle, calzò i Sandali, ringraziò il Sig. Albero per la Mela, e si allontanò felice insieme ai suoi nuovi compagni di giochi, le Sorelle Matite Colorate e la Signorina Girandola.
E questo è ciò che accade nel Giardino di Tuttoèbello, dove regnano sempre l’amore e la felicità.

lunedì 15 ottobre 2012

Viaggiare con un neonato: Madrid

Siamo andati a Madrid lo scorso fine settimana, a trovare la zia e a festeggiare in anticipo il mio compleanno. E' stata la prima esperienza di viaggio "vero" per Valerio, che si è mostrato molto curioso di conoscere il mondo.

Il volo aereo
Il nostro Ryanair Pisa-Madrid ha orari perfettamente compatibili con un bimbo. Partenza in tarda mattinata, ma abbastanza presto per continuare il sonno nel seggiolino dell'auto e non disperarsi. In effetti l'auto è il mezzo di trasporto più odiato da Valerio.
Il passeggino si può portare, fino all'imbarco, ed è compreso nei 20 euro in più per il neonato (che non paga il biglietto fino ai 2 anni e deve stare seduto in braccio ad uno dei genitori). Il neonato non ha diritto ad un bagaglio a mano, ma il passeggino può essere riempito all'inverosimile, purché resti chiuso. Noi siamo riusciti a stivarci dentro 6 pannolini lavabili più una borsa con tutto il necessario per i cambi e la pappa. Al check in mi rendo conto che, peggio che in treno, non sarebbe possibile viaggiare da sola con un neonato. Devo infilare nel "tunnel" del controllo il mio bagaglio a mano, il contenuto della tasca, il passeggino... e il bambino dove lo metto?
Al gate un gentile assistente di volo a terra ci fa mettere in coda prioritaria, spiegandoci che non sarebbe la politica della Ryanair, ma loro preferiscono così perché con il passeggino è più comodo. In effetti se i genitori trovano due posti lontani e uno solo può gestire il neonato durante il volo, i disagi si ripercuotono anche sugli altri passeggeri.
Prima del decollo, Valerio comincia a poppare e si sveglia che siamo già quasi nel cielo di Madrid. E' andata.
Nella foto il volo di ritorno (si vede dalle mie occhiaie!) andato più o meno come l'andata: Valerio comincia a poppare appena seduti e si addormenta prima del decollo. Insomma, un successo.
Dall'aereoporto di Pisa a Firenze si può prendere il bus Terravision, che nel nostro caso ha aspettato il ritardo dell'aereo. I neonati non pagano e non è necessario un seggiolino da auto, ma i bimbi possono stare in braccio. Il biglietto si può prendere nell'aereoporto di partenza o sull'aereo e costa meno del treno.

Trasporti Madrileni
L'aeroporto di Madrid è ben collegato con la città attraverso una linea metropolitana. Ogni piano è facilmente raggiungibile con gli ascensori, che segnalano la priorità per i viaggiatori disabili, anziani, donne incinte e genitori con bambino. A volte è più problematico passare con il passeggino da alcuni ingressi della metropolitana, con le sbarre che ruotano: volendo c'è un accesso laterale, ma per aprirlo bisogna chiamare l'assistenza. Noi abbiamo trovato più facile sollevare il passeggino sopra le sbarre, entrando uno alla volta.
Sui bus può starci un solo passeggino aperto. Noi - per fortuna, eravamo con la zia che parla spagnolo perfettamente, ma abbiamo rischiato ugualmente la figuraccia. Salendo avevamo Valerio in braccio. Prendiamo posto, col passeggino aperto, e dopo poco l'autista ci apostrofa:
"Il bambino lo mettete sul passeggino?"
Zia: "E' obbligatorio?"
L'autista bofonchia qualcosa di incomprensibile. Io mi affretto a mettere Valerio sul passeggino. Intanto gli altri viaggiatori ci guardano malissimo e cominciano a borbottare.
L'autista si rivolge ad una signora che stava salendo con due bambini, di cui uno sul passeggino, le borbotta qualcos'altro di incomprensibile e lei dice che allora aspetterà il prossimo autobus.
Noi ci guardiamo stupiti.
Zia: "Scusate, non abbiamo capito, siamo stranieri, qual è il problema?"
Autista: "Sul bus non ci possono stare due passeggini aperti, quindi o chiudete il vostro, o la signora deve chiudere il suo, ma con due bambini lei non può farlo"
Ahhhhh! E noi che avevamo capito il contrario! Con grande gioia di Valerio, che preferisce stare in braccio, chiudiamo il passeggino e facciamo salire la signora e i due bambini.

Dove andare
La zia ci ha trovato un appartamento proprio nel centro di Madrid, accanto alla Gran Via. E' stata una grande idea perché ci ha permesso di tornare più volte a casa durante il corso delle giornate. In questo modo Valerio, iper stimolato da mille cose nuove, ha potuto riposarsi e farsi delle grandi dormite pomeridiane.
A Madrid ci sono alcuni parchi in cui passeggiare o passare una mezza giornata. Una mattina siamo andati al Templo de Debod, che è un edificio egizio risalente al secondo secolo a.C, smontato pietra per pietra e ricostruito fedele all'originale. Il tempio è visitabile anche all'interno, ma noi c'eravamo già andati precedentemente e ci torneremo con Valerio più grande. Tutto intorno c'è un parco, che è considerato dagli abitanti della città un posto molto spirituale. Si possono trovare ragazzi che praticano tai chi chuan all'aperto, e dietro ad un cespuglio scoprire tre signore che stanno praticando una specie di yoga a contatto con un albero.

Un altro posto carino sono i giardini di palazzo reale. Qui i bambini più grandicelli si divertono nei labirinti di siepi, mentre i più piccoli vengono tranquillamente allattati davanti a tutti perché, come dice la zia, "Non siamo nella bigotta Italia!". Noi ci siamo stati il sabato pomeriggio e abbiamo giocato a contare le coppie di sposi che vengono qui a fare le foto. Io sono arrivata a 6 in mezz'ora. Valerio invece è rimasto incantato da un giovane vestito da metallaro che avrei visto bene con una chitarra elettrica ad urlare cose incomprensibili in un microfono e invece suonava delicatamente l'arpa. Splendido!

La domenica invece siamo andati al Parco del Retiro. Lungo la strada siamo stati accolti da una quantità incredibile di biciclette: tutte le strade del centro erano bloccate per la giornata delle due ruote. Persone di tutte le età su mezzi a pedali di ogni genere hanno sfilato per ore davanti ai nostri occhi. C'erano quelli sportivi, i bambini spinti dai genitori, i genitori che inseguivano i bambini, i ragazzi sul tandem o su biciclette con tre ruote. Insomma, una bella moltitudine colorata. Faceva una bella impressione vedere i viali laterali totalmente vuoti dalle auto.
Il Buen Retiro è un parco molto grande, dove a detta di un'amica della zia in alcune ore si possono trovare anche gli scoiattoli. Probabilmente alle 6 del mattino e non la domenica a pranzo. Comunque qui è il posto ideale per zampettare sull'erba, se si hanno sette mesi e si comincia a gattonare.

Domenica sera infine siamo stati ad Atocha, che è una stazione della metropolitana dentro cui c'è una jungla tropicale. Hanno piantato palme e banani e c'è un clima caldo umido tenuto appositamente per far crescere le piante.
L'ambiente è molto suggestivo, ma probabilmente è meglio visitarlo nei mesi invernali. Il laghetto intorno alle piante pullula di tartarughe di ogni dimensione.
La zia ci ha spiegato che sono tante non perché si riproducono qui, ma perché qui le porta chiunque voglia sbarazzarsi della propria piccola tartarughina comprata in una vaschetta quando era poco più grande di un'unghia e ora comincia a dare fastidio. Fa impressione vedere tutti questi animali insieme. E anche un po' tristezza pensare che passeranno la loro vita stipate in una pozza d'acqua, come se noi fossimo perennemente su un autobus. Forse meglio qui che in una vaschetta, ma di sicuro era meglio pensarci prima di comprarle.

Pannolini
Viaggiare in aereo, con solo il bagaglio a mano, portandosi dietro i pannolini lavabili per 4 giorni era impossibile. Fare EC in vacanza è ancora prematuro. Ci siamo rassegnati a portare solo 7 pannolini lavabili (per il viaggio e per la notte) e a comprare un pacco di usa e getta a Madrid. Dopo aver letto che i pannolini spagnoli sono peggiori di quelli italiani (di cui, d'altra parte, non abbiamo molta esperienza) ci siamo fatti consigliare dalle amiche della zia e abbiamo scelto i Dodot. Peccato che in Spagna i bimbi devono essere più cagoni che qui (o le dispense sono più grosse), abbiamo trovato solo pacchi da 70 pannolini. Risultato: ne abbiamo usati meno di 1/4, e poi li abbiamo compressi nel passeggino per riportarli in Italia. Anche perché grazie al clima secco madrileno, i pannolini lavati un giorno erano già asciutti il giorno successivo, così abbiamo usato i lavabili più del previsto. Ora un'enorme confezione di pannolini 9-15 kg ci guarda dall'armadietto del bagno. Dato che si spera che Valerio non arrivi a 15 kg entro breve, forse in un paio d'anni riusciremo ad esaurirla.

Gli orari dei pasti
A Madrid, come credo in tutta la Spagna, gli orari dei pasti sono slittati di un paio d'ore rispetto alle nostre abitudini. I ristoranti aprono alle 13.30. Abbiamo provato ad invitare a pranzo un'amica della zia per quell'ora e ci ha detto che lei prima delle 14.30 proprio non ce la fa a mangiare. Alla sera chi mangia presto comincia alle 21. Anche noi ci siamo adeguati a questa usanza, complice il fatto che Valerio non ha troppe necessità: quando ha fame, qualunque ora sia, sa che il suo latte caldo è sempre a disposizione. Per i bambini un po' più grandi però conviene portarsi dietro qualche snack per placare la fame.

Dove mangiare
C'è solo l'imbarazzo della scelta!
Ne consiglio due, che sono poi quelli in cui abbiamo pranzato, e sono entrambi in centro a due passi dalla Gran Via.
Loving Hut, in Calle de Los Reyes 11. A pranzo abbiamo mangiato con 13,5 euro (acqua compresa) un antipasto/zuppa, un piatto unico e un dolce. Tutto molto buono. Le zuppe erano una con fagioli e seitan, l'altra con alghe, tofu e zucchine. I piatti unici erano invece tutti con riso e poi seitan al curry, uno tradizionale spagnolo e l'altro iraniano. Il mio dolce al dattero era da leccarsi i baffi. Porzioni abbondanti. Hanno anche un seggiolino a disposizione per i bimbi. L'orario di apertura è un po' ostico per chi è abituato agli orari italiani: a pranzo si apre alle 13.30. Noi siamo arrivati alle 14.30 ed era praticamente vuoto. Si è riempito alle 15.
B13 in Calle de la Ballesta 13. E' un bar vegano, con menu nei giorni feriali. Noi abbiamo mangiato per 8 euro a testa (eravamo in 4 e abbiamo diviso varie portate): 1/2 porzione di tortilla, 1/2 kebab, 1/4 di sandwitch, 1/4 di hamburger di soia, 1/4 di hamburger di verdure e 1/2 porzione di torta alla panna veg (enorme e ottima) più acqua, birra e succo d'uva a scelta, lasciando anche 2 euro di mancia. Siamo usciti barcollando per il troppo cibo, tutto ottimo. Nella foto qui sopra, il Babbo e la zia divorano un kebab veg.
Al prossimo viaggio!





martedì 9 ottobre 2012

Sette mesi di facce allibite

La faccia allibita è la mia. Quando non so rispondere. Perché a volte capita di non poter rispondere quello che voglio (vedi Dire, fare, baciare...) , ma ultimamente mi capita più spesso di rimanere ammutolita.

Le dimensioni del bambino
tizia: "Quanto è piccolo! Quanto ha?"
io: "Sette mesi"
tizia: "Quanto è grande!"
o_O

Dare del lei
commessa: "Ciao! Dimmi pure!"
io (avvicinandomi al bancone e rivelando quindi il passeggino): "Cercavo della biancheria intima per bambini piccoli"
commessa: "No, SIGNORA, non ne abbiamo. Buongiorno..."
o_O

Anche i maschi
tizia: "Che carino! E' maschio, vero?"
io: "Sì, maschio"
tizia: "Eh, sì, ormai anche i maschi sono carini..."
o_O

Tutto sua madre
Premessa: la vicina di casa per due mesi dalla nascita di Valerio aveva pontificato su quanto il bimbo assomigliasse tanto al babbo e poco a me. Anzi, nulla a me, tranne che per il naso.
vicina di casa: "Eh, sì, questo bimbo è proprio uguale a lei!"
io: "A me?"
vicina: "Sì, tranne che per il naso. Il naso è quello di suo marito!"
o_O

Tonni addestrati
(Questa non c'entra col bimbo, ma è di ieri sera, fresca fresca)
In pizzeria, per festeggiare il mio compleanno
io: "Si può avere una pizza senza formaggio?"
cameriera: "Sei allergica?"
io: "No, è per motivi etici"
cameriera: "Ah, vegana!"
io: "Sì" (fiuu... ha capito)
cameriera: "Ci sono quelle nella pagina 'pizze rosse'"
io: "Ma hanno tutte prosciutto o comunque carne"
cameriera: "Ah, già. Allora devi andare su una classica tonno e cipolle"
io: "Ma il tonno è un animale!" (no, non ha capito una cippa!)
cameriera: "Ma non è un animale addestrato!"
o_O




lunedì 1 ottobre 2012

Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte

Questa è la Settimana dell'Allattamento Materno (SAM) promossa dalla WABA, World Alliance for Breastfeeding Action e in Italia dal Mami, Movimento Allattamento Materno Italiano.

Durante tutta la settimana saranno molte le iniziative organizzate in tutta Europa per sensibilizzare l'opinione pubblica su un tema così importante.

Valerio, anche grazie al supporto dell'ospedale in cui è nato ("amico del bambino" e per questo a sostegno dell'allattamento al seno), dell'ostetrica che ci ha seguiti e soprattutto dell'appoggio incondizionato del Babbo, sta per entrare nella seconda metà dell'ottavo mese di allattamento al seno. Tutt'ora, nonostante ormai mangi anche cibo "adulto", la sua pappa preferita continua ad essere il latte.

"Hai fame? Vuoi la pappa? O la "Pappa Vera"?" Gli chiedo ogni tanto, quando piagnucola. A volte, con la delicatezza che lo contraddistingue, risponde tirandomi manate sul seno e allora la risposta è chiara: vuole la "Pappa Vera"!

Insomma, il nostro allattamento continua a gonfie vele e questo mi fa felice. Ma non voglio correre l'errore di dimenticare i primi tempi, la fatica, il dolore.
In gravidanza avevo letto tanti articoli sull'allattamento materno e avevo capito l'importanza per la salute del bambino, della mamma e... del portafogli... Sarà che quest'ultimo aspetto era andato a toccare le mie corde più profonde (l'origine ligure non si dimentica!) ma ne ero proprio convinta! E menomale. Altrimenti avrei rischiato di rinunciare.
Sì, perché chi parla dell'allattamento al seno spesso utilizza toni idilliaci e ovattati quasi da romanzo rosa. Gli occhi del bimbo adorante verso la mamma. Gli occhi della mamma colmi d'amore verso il bimbo. Il legame speciale che si instaura tra i due.
Tutto vero.

Ma vogliamo parlare anche dei primi momenti?
Appena nato, il piccolo messo sulla pancia della mamma si dirige automaticamente verso il seno e dopo poco comincia a poppare. Se non sbaglia mira. Se fa come Valerio, per 10 minuti poppa il SOTTO della tetta, facendo un livido che verrà ricordato nei giorni a venire.

Poi, dopo tutto 'sto trambusto della nascita, la mamma e il bimbo possono dormire? No! Ogni 2/3 ore il piccolo va attaccato al seno per stimolare la produzione del latte. E lo deve fare una mamma che avrebbe voglia di prendere un'anestetico, sprofondare nel sonno e risvegliarsi dopo tre giorni, invece passa la notte a lottare contro il male dei punti, alzandosi e tirando su il fagottino semi addormentato, e che faccia il suo dovere! (Successivamente si troveranno anche posizioni più comode, ma all'inizio sembra obbligatorio per la neomamma dover stare tutta storta)

Dopo un paio di giorni arriva la montata lattea e la mamma che ha sempre avuto una seconda di reggiseno (scarsa) si trova con due bocce dure e febbricitanti. E se prima aveva sperato di ricominciare finalmente a dormire a pancia in giù, dopo sei mesi di tortura con la pancia che cresce, ora vede sfumare d'improvviso ogni sua illusione.

I primi giorni la mamma convalescente rischia di non avere forze se non per spostarsi dal letto al divano, dal divano al bagno, dal bagno al letto. Non può fare niente se non allattare. E allora ripensa a quelle immagini idilliache, agli sguardi, a... ai suoi capelli sporchi, alla pancia raggrinzita, al male che sente ovunque e si sente una mucca da allevamento intensivo. Una macchina per produrre latte. Giorno e notte, mattina e sera. Un biberon. Un ciuccio.

Per non parlare del male ai capezzoli, sempre che non vengano ragadi perché allora è dolore puro...

Poi passa, ve l'assicuro. E gli sguardi d'intesa e colmi d'amore ci sono per davvero.
Ma alle future mamme preferisco sempre raccontare anche la verità sui primi giorni, sugli ostacoli che dovranno affrontare e sui momenti di sconforto che si troveranno ad affrontare. Perché una neomamma che ha solo sentito dire quanto è bello, appagante e piacevole allattare, rischia di trovarsi spiazzata di fronte alle difficoltà dei primi giorni. E magari abbandonare, rinunciando così a momenti che - dopo qualche tempo - sono davvero indimenticabili.

Anche questo, a modo mio, è promozione dell'allattamento materno, no?

giovedì 27 settembre 2012

Un altro racconto fuori concorso

Ecco un altro racconto arrivato per il GiveAway letterario, che però è fuori concorso.
Il racconto arriva da Grazia del blog Erbaviola. Una splendida favola che parla di diversità e di accettazione di sé.



Sofia, papera di gomma colorata e lucente, si stancò di essere la sola dello stagno a non saper fare niente.
Tutte le papere sue amiche avevano le zampe, potevano anche camminare, tuffarsi e nuotare. "Povera me", diceva, "Io so solo galleggiare!".

Allora pensò che un paio di zampe poteva farsele fare, magari disegnare! Andò quindi dalle matite - verde, gialla e blu, le sue preferite: "Voi che siete tanto brave a disegnare, due piedi da papera me li potete fare?" Le matite si riunirono "Ma che idee ha per il capo? Se la tocchiamo con le nostre punte scoppia e fa un boato!".

Sofia se ne andò sconsolata, ma vicino all'orto vide una fragola affacciata: "Ciao fragola, magari tu lo puoi sapere, coltiva anche zampe il tuo giardiniere?". La fragola scosse il capo stupita: "Il giardiniere coltiva fiori, non piedi e dita!".

Sofia non si arrese e andò ancora più lontano, trovò una girandola caduta di mano.  "Ciao girandola, mi fai sapere se qualcuno fabbrica zampe in questo quartiere?". La girandola rispose girando le ali, ma a Sofia sembravano direzioni tutte uguali.

Chiese allora all'albero lì vicino: "Tu non sai chi mi fa almeno uno zampino?" L'albero  rispose ridendo birichino: "Bisogna chiedere più in alto, suona il campanino!". Scese allora una mela, tutta rossa e lucente, a dire che la strada era quella oltre il ponte.

Sofia guardò in giro, cercando questo ponte, ma non se ne vedeva neanche uno in tutto l'orizzonte. Allora guardò in alto, le stelle e la luna, per vedere se riusciva a parlare con qualcuna. Una stellina allegra la provò ad aiutare: "Di un paio di zampe da papera, cosa te ne vuoi fare? Neanche i sandali puoi calzare!"

Invece Sofia aveva tanto sperato: finalmente dei sandali avrebbe calzato! Magari dei sandali tutti colorati, come i bambini del parco che correvano beati!

La paperella Sofia si fermò a pensare se a casa nello stagno doveva tornare. Senza zampe non poteva né correre né saltare, né tuffarsi né spruzzare: perciò le altre papere con lei non volevano giocare. Si disse allora: "Se senza zampe le altre papere non mi considerano uguale… tanto vale continuare!".

Dalla corrente si lasciò trascinare, fino a un grande lago, impossibile da attraversare: "Non sarà per caso il mare, di cui ho sentito parlare?" Rispose un delfino senza esitare "Certo che è il mare! Paperella, vuoi giocare?"
Rispose Sofia, allo strano animale: "Ma senza le zampe, come posso fare?"
Il delfino stupito la guardò ondeggiare: "Cosa ci fai con le zampe se sai già galleggiare?"
Rispose Sofia "Mi servono per giocare!"
Il delfino fece un tuffo, mostrò anche il suo sbuffo e lo fece zampillare, ma di zampe non ce n'erano da ammirare: "Io non ho le zampe, ma tutto il giorno lo passo a giocare, vuoi imparare?"

E fu così che la paperella Sofia andò a giocare nel mare e capì che ognuno ha le sue zampe: basta saperle trovare!

martedì 25 settembre 2012

Concorso letterario: II fase

Sono ancora viva, nonostante un'influenza fulminante mi abbia tenuta a letto qualche giorno.

E' cominciata la fase 2 del Concorso letterario: i 6 racconti finalisti sono ora visibili sulla pagina di Facebook di MammaVegana nell'album:
Concorso "E ora cosa gli racconto"

C'è tempo fino al 15 ottobre per votare i tre finalisti.

Intanto ecco qui qualche racconto "fuori concorso" a cura di Sabrina. Bellissime storie, come tutte quelle arrivate, che stanno piacendo molto a Valerio!


Nel bosco giocoso, Balù il folletto artista ha il compito di colorare tutti i giochi del mondo.
Deve colorare le paperelle di verde, giallo, blu e rosso. Prende le matite ma…oopppsss manca il
rosso!! Chi sarà stato? Senz’altro quella furbastra della strega grigia. Niente paura: Balù chiede
al folletto Fruttibù di raccogliere mille fragole, raccoglierne il buon succo ed ecco a voi il rosso!
Adesso Balù potrà colorare tutte le paperelle per tutti i bimbi del mondo.



Come arrivare a toccare le stelle? Era il grande sogno di Margherita. Voleva capire se erano fredde
o calde, voleva sapere se erano morbide o dure. Ahhh non avrebbe mai realizzato questo sogno. Il
mattino dopo Margherita si alza per andare all’asilo ma al posto delle sue solite scarpe da ginnastica
trova un paio di sandali colorati. Felice li indossa. La sera prima di mettersi il pigiama guarda le
sue stelle ed ecco che all’improvviso si sente sollevare…ecco che prende il volo. Ha delle scarpette
magiche!!! Presto Margherita potrà toccare le stelle....



Nella valle Piru piru non c’è mai vento, il sole brilla tutto l’anno. Un giorno passò da quelle parti
un bimbo di nome Claudio. Claudio aveva tanta fame ma non sapeva come poter prendere quelle
bellissime mele che stavano sul grande albero. Erano troppo in alto e lui non sapeva arrampicare.
Mentre stava sotto l’albero a piangere ecco che Claudio sente un fruscio…cosa sarà? Era arrivata
la fatina che volando lasciò cadere una girandola. Subito Claudio non capì l’utilità ma poi si mise a
soffiare forte ed ecco cadere la prima mela dall’albero! Che felicità


lunedì 10 settembre 2012

Il regalo del GiveAway: come cucire un beauty case

Approfittando della domenica (e del Babbo che fa da baby sitter), ieri ho realizzato il beauty-case / portatrucco / portatutto che sarà il regalo per il vincitore o la vincitrice del concorso letterario.

Intanto ne approfitto per ricordarvi che mancano pochi giorni alla scadenza del concorso: avete tempo fino al 15 settembre per mandare i vostri racconti all'indirizzo mammavegana@gmail.com. Sono già arrivati i primi racconti, tra cui anche uno "fuori concorso", e la prossima settimana comincerà la fase di selezione. Ma intanto... cominciate a dare un'occhiata al beautycase.

Come già detto, è un'autoproduzione casalinga, quindi non aspettatevi grandi cose: da troppo tempo non prendevo in mano la macchina da cucire e devo nuovamente affinare un po' la tecnica.

Ma veniamo al procedimento.
Innanzi tutto scegliere due stoffe di colori diversi. In questo caso la stoffa viola è per l'interno, mentre quella multicolore (che qui si vede al rovescio è per l'esterno. Notare sullo sfondo la scatola porta fili lasciata in eredità da mia nonna. Lei sì che era una sarta per davvero!


Con un gessetto tracciare il disegno del beauty case sulle due stoffe, aiutandosi con un righello. Tagliare, ricordando di lasciare mezzo centimetro per la cucitura.

Impuntare con gli spilli le due parti laterali della stoffa esterna, che andranno cucite insieme.

Se vogliamo, si può aggiungere un'asola per appendere il beauty case. Tagliare una striscia di stoffa, ripiegare all'interno i bordi e poi di nuovo a metà. Meglio imbastire prima di cucire.

 Ed ecco qui la mia splendida macchina da cucire. E' piccola e un po' alla buona, ma sa il fatto suo.

Ecco come dovrebbe venire l'asola (qui aperta e poi piegata a metà. Va messa tra i due lembi di stoffa rivolta verso l'interno (per capirsi, nella posizione dell'asola in alto a destra nella foto qui sopra) 

Impuntare e imbastire. Poi cucire i bordi da entrambe le parti. La parte con l'asola sarà più difficoltosa, meglio procedere piano piano.

Piegare l'angolo, impuntare, imbastire e cucire. Tenere separati i due lembi che risultano dalla cucitura dei bordi.

Una volta rivoltata la stoffa, ecco il risultato. Siamo già a metà dell'opera.

Impuntare, imbastire e poi cucire il velcro su entrambi i lati della parte interna della stoffa. Ripetere le operazioni già descritte per la parte esterna. Si otterranno due mezzi beauty case identici, da unire tra di loro:

Allargare bene le cuciture di entrambe le parti e sistemare l'interno sopra l'esterno rivoltato.. Io mi sono aiutata con gli spilli, in modo da far coincidere perfettamente le due parti.

A questo punto manca veramente pochissimo (ma non ho più le foto): basta ripiegare il bordino esterno sulla stoffa interna, cucire a vista e... il gioco è fatto!

Perdonatemi per aver usato parole forse poco tecniche, ma a parte un mini corso di cucito, sono praticamente autodidatta.

Fatto tutto? Visto com'è facile? 
Nei prossimi giorni metterò on line un altro tutorial di cucito, questa volta per realizzare un cuscino da viaggio per bimbi (ma, con le dovute proporzioni, va bene anche per gli adulti). 

E poi... basta cucito per un po': Valerio e la macchina da cucire sono abbastanza incompatibili. Tranne la scatolina degli spilli, che sembra piacergli tantissimo. Purtroppo!

domenica 9 settembre 2012

Marmellata a "Sbattimento zero"!

Partecipo ad un contest di cucina. Chi, io? Ebbene sì, nonostante le mie doti culinarie siano ben misere rispetto a tante food blogger di mia conoscenza, quando ho visto il concorso sul gruppo Genitori Veg, non ho potuto resistere. "Sbattimento zero" potrebbe essere il mio motto in cucina!

In più ho conosciuto proprio lo scorso fine settimana il Ravanello Curioso e la Ravanellina, che hanno lanciato il contest, quindi, quasi all'ultimo minuto, ecco la mia ricetta per la...

Marmellata mele-prugne senza zucchero per salutare l'estate

ingredienti:
- 3 kg prugne (ma se ne avete di più, ben venga) - meglio se regalate dalla cugina
- 2 kg di mele - meglio se dell'albero dei nonni

necessario:
- una pentola
- un passaverdure
- un coltello per sbucciare le mele

preparazione:
  • sbucciare le mele e tagliarle in quattro, togliendo il torsolo. 
Le bucce e i torsoli si possono tenere da parte per preparare la pectina di mela, ma questa è un'altra storia.
  • mettere le mele nella pentola insieme alle prugne.
Per la serie "lo sbattimento lo decidete voi", a scelta: denocciolare le prugne prima, o direttamente nel passaverdure una volta cotte. Io che sono una pelandrona, dopo averne denocciolate un paio, ho scelto la seconda strada.
Attenzione però che se le prugne sono "dell'albero", potrebbero esserci dentro i "Giacomini"!  
  • cuocere a fuoco lento per almeno un'ora.
  • passare nel passaverdure, con un disco con fori grossi.
La marmellata è pronta. Se riuscite a salvarne almeno un po' dalla voracità dei familiari, potete provare a metterla in barattolini sterilizzati oppure in pratiche porzioncine monodose da congelare.
Dato che è senza zucchero, non si conserverà fino all'estate prossima, ma vi permetterà di arrivare all'autunno.

Ovviamente - c'è da scriverlo? - partecipo al contest nella categoria "Ricette dolci" e nella sezione "Sbattimento zero".

Buone colazioni a tutti!


P.S: Grazie al Babbo che ha attrezzato la cucina a set fotografico, con tanto di cavalletto, e ha poi scattato la foto.

mercoledì 29 agosto 2012

Categorie didattiche 2: il vegeta(forse)riano, il volontario del canile, l'interlocutore

Dopo il successo del post sulle categorie didattiche Vero Vegano, gattara e faceanimalista, ecco altre tre categorie didattiche.

IL VEGETA(FORSE)RIANO

 Il vegeta(forse)riano ha una fidanzata vegetariana.

Il vegeta(forse)riano non mangia carne. Quasi mai.

Il vegeta(forse)riano però il pesce lo mangia.

Per il vegeta(forse)riano una bistecca ogni tanto non può far male.

Il vegeta(forse)riano a casa di amici mangia quello che gli danno.

Al supermercato il vegeta(forse)riano non sta troppo a guardare le etichette degli alimenti.

Il vegeta(forse)riano quando va all'estero mangia quello che trova. In Germania ha trovato solo wurstel, in Spagna è stato costretto a mangiare la paella col pollo e in Belgio ha mangiato le cozze più buone della sua vita. Ah, perché, le cozze sono animali?

Il vegeta(forse)riano si lamenta che gli autogrill non sono fatti per i vegetariani. Infatti quando viaggia è costretto a mangiare panini col prosciutto.

Per il vegeta(forse)riano non c'è differenza tra mangiare una mucca e mangiare un cane. Infatti se andasse in Cina vorrebbe assaggiare la carne di cane. Ma solo per sapere che gusto ha.

Alla grigliata con gli amici, il vegeta(forse)riano è quello che ti dice "Anche io sono vegetariano" masticando una salsiccia.



IL VOLONTARIO DEL CANILE

Il volontario del canile ha solo amici con cani. Che, d'altra parte, gli ha affibbiato lui.

Il volontario del canile ha due categorie di vestiti: quelli da mettere in canile e quelli con pochi peli.

L'auto del volontario del canile contiene più peli della pelliccia di un San Bernardo e puzza come una muta di cani bagnati. Che hanno fatto pipì.

Il volontario del canile invita la fidanzata a fare una passeggiata romantica e la porta a far sgambare il Doberman più feroce del canile.

Il volontario del canile a Natale salta il pranzo coi parenti perché è di turno in canile. D'altra parte i cani sono più simpatici dei suoi parenti.

Per il volontario del canile è più facile far inghiottire una pastiglia ad un cane che lavarsi i denti.

Il volontario del canile investe gran parte delle proprie capacità creative nel trovare sempre nuovi nomi ai cani.

Il volontario del canile leggerà questo post solo se qualcuno lo appenderà nella bacheca degli annunci.



L'INTERLOCUTORE

L'interlocutore è amico di amici e ti conosce solitamente in situazioni mangerecce.

L'interlocutore ha molto acume e quando si accorge che il tuo piatto è diverso dal suo ti chiede se sei vegetariano.

Subito dopo, l'interlocutore, per far vedere che sa, ti chiederà anche strizzando l'occhio se sei vegetariano o vegano.

Se rispondi che sei vegetariano, l'interlocutore parlerà male dei vegani per una buona mezz'ora.

Se rispondi che sei vegano, l'interlocutore ti guarderà con commiserazione per tutta la cena.

L'interlocutore comunque vuole sempre precisare che anche lui mangia poca carne. Non più di 4-5 volte a settimana.

L'interlocutore riesce a capire il non mangiare carne, ma perché no alle uova? E il latte? E se la mucca è tenuta bene?

L'interlocutore si è sempre chiesto come fanno i vegani a vivere di sole verdure. "Ah, non mangiate solo verdure? E cosa mangiate? Ah, solo verdura, cereali, legumi, semi, frutta, seitan, tofu, frutta secca, latte di soia..."

L'interlocutore comunque il tofu non può mangiarlo perché gli fa veramente schifo, l'ha mangiato una volta e non sa di niente...

Per l'interlocutore una bistecca è sempre "bella".

L'interlocutore ha sempre un amico/vicino di casa/parente che era veg ma poi ha dovuto ricominciare a mangiare "normale" perché aveva troppe carenze.

L'interlocutore, davanti ad un veg(etari)ano gli prospetta situazioni molto credibili, tipo: "Non mangeresti nemmeno un maiale che si è suicidato?" "Se fossi solo in un'isola deserta senza verdura ma con un pollaio pieno di galline?" "E se ti aggredisce un leone, ti fai sbranare? No? Allora non sei coerente!"

(Liberamente ispirato al capitolo FAQ&YRA del libro "Vegetariani... e allora?", Viviana Ribezzo e Gabriella Crema, Ed. Cosmopolis)

domenica 26 agosto 2012

Il papà fa sssttt e gli spinaci fanno bleah?


Valerio ha compiuto 6 mesi e ha cominciato a leggere. No, d'accordo, non è così avanti.
Però gli piace guardare le figure mentre noi gliele raccontiamo.
Il suo primo libro è stato "La mucca Moka e l'amico orso", regalato da Stella di creargiocando.
Lo abbiamo letto compulsivamente per giorni, anche quattro o cinque volte di seguito. Poi finalmente è arrivato il secondo libro.

La zia ha regalato "L'uccellino fa..." di Soledad Bravi, che associa al disegno di animali e oggetti il rispettivo rumore.
Valerio si diverte molto a sentirci ululare (il lupo fa uhhhh!) miagolare (il gatto fa miao), muggire, belare, fischiare e fare tanti altri versi strani. Insomma, un regalo gradito. Che però in alcune pagine ci mette imbarazzo.
Passi il biberon, che fa mmmm anche se Valerio nemmeno sa cos'è... E passi anche il latte, che fa glu glu dal bicchiere, nonostante quello di Vale faccia piuttosto ciomp ciomp, arrivando dalla tetta...
Ma che dire degli spinaci, che fanno bleah? Per fortuna Valerio ancora non riconosce le lettere e quindi lo turlupiniamo dicendo che fanno gnam.

Il peggio però è il papà rappresentato nel libro, che a differenza della mamma (che, sempre secondo il libro, fa le coccole), fa sssttt! Col dito davanti alla bocca. Insomma, come dire: "Non fare rumore che sono stanco, sono appena arrivato dal lavoro e se fai rumore mi disturbi". Il Babbo, che in famiglia è quello più paziente, si rifiuta, a ragione, di leggere quella pagina. Il Babbo, semmai, fa pss pss per spingere Valerio a fare pipì nel vasino.

Alla fine però un dubbio ci rimane. Tra tanti bang, ecciù, beeee, patapum, ciuf ciuf, roar... il coccodrillo come fa?

A proposito di libri, vi ricordo il giveaway letterario: mandate i vostri racconti!

venerdì 10 agosto 2012

Tanti auguri al blog! E festeggiamo con un giveaway

Ci sono cascata anche io. Uno comincia con "potrei fare qualcosa per il compleanno del blog" e finisce con l'organizzare un giveaway.
Ma attenzione attenzione, non sarà facile vincere i ricchi (si fa per dire) premi messi in palio!

Cominciamo proprio da questo: i premi. Ce ne sono due, uno per ognuna delle sezioni del "concorso". Perché, ebbene sì, le cose o si fanno in grande o non si fanno.
Premio giveaway: un beauty case/porta trucco/porta oggetti... insomma, metteteci dentro quello che volete.
Premio per la sezione speciale twitter: un portacellulare.

Entrambi autoprodotti (=cuciti dalle mie manine sante) e quindi è il gesto che conta più che il regalo. Fatevene una ragione. A breve (si fa per dire, coi miei tempi...) le foto dei premi.

Il giveaway si intitola: "E ora cosa gli racconto?" (capirete poi perché)

Per partecipare devi:

- se non lo sei già, diventare follower del blog mammavegana.blogspot.com cliccando su "Unisciti a questo sito" (nella colonna a sinistra). Necessario un account google, yahoo, twitter, AIM, Netlog o OpenID;
- facoltativo: seguire Mamma Vegana su Facebook (cliccando su "mi piace", sempre qui accanto) o su Google+;

- inventare un breve racconto con le modalità che verranno spiegate qui sotto. Non ci sono limiti di lunghezza, ma evita di mandare un romanzo!

- scrivere nei commenti a questo post il titolo del racconto;

- mandarlo via mail a: mammavegana@gmail.com con oggetto: "E ora cosa gli racconto?".

Scadenza: 15 settembre 2012.

Una giuria ristretta (io e il babbo) selezionerà i migliori racconti, che verranno pubblicati su facebook alla pagina http://www.facebook.com/mammavegana.
Tra il 15 settembre e il 16° ottobre i "fan" della pagina facebook MammaVegana potranno "votare" i 10 racconti cliccando su "mi piace". Sarà possibile esprimere anche più di una preferenza.

Il 16 ottobre (o giù di lì) i 3 racconti finalisti saranno pubblicati su questo blog.
Tra il 16 e il 31 ottobre i follower del blog potranno esprimere un'ulteriore preferenza, commentando il post. Non saranno ritenuti validi i commenti di anonimi.

Il 4 novembre (o giù di lì) sarà dichiarato il vincitore.


SEZIONE SPECIALE TWITTER

Per partecipare devi:

- diventare follower di MammaVegana su twitterhttp://twitter.com/MammaVegana;

- inventare un brevissimo racconto con le modalità che verranno spiegate qui sotto. Massimo 127 caratteri;

- twittarlo inserendo @MammaVegana;

Scadenza: 15 ottobre 2012

Una giuria ristretta (io e il babbo) selezionerà il racconto vincitore, che verrà reso pubblico il 16 ottobre.


IL RACCONTO
Il racconto deve comprendere le seguenti figure:


- una paperella a forma di salvagente;


- tre matite colorate (verde, gialla e blu);
- una fragola;


- una girandola;
- un albero con una mela in terra;


- la luna con tre stelle;
- un paio di sandali;


- un delfino.

Saranno privilegiati i racconti che rispettano l'ordine delle figure.

Per la sezione speciale twitter è sufficiente scegliere due tra le figure sopra indicate.

Ed ecco svelato il mistero del titolo "E ora cosa gli racconto?" è la domanda che ci poniamo quotidianamente io e il Babbo, quando ci troviamo davanti il libricino regalato da una "zia" che è tra i giochi preferiti di Valerio, ma le cui immagini sono difficilmente collegabili tra loro.
Ma largo alla fantasia, so che ci potete riuscire!