"C'era una volta una ruspetta che scavava una buca.
Scava scava, ci cade dentro.
L'amico camion suona il clacson.
La gru sente che qualcuno suona il clacson e va a vedere.
La gru vede che la ruspetta è caduta dentro la buca e la tira su.
Fuori ci sono il babbo ruspa e la mamma ruspa."
Questa storia - al netto di parole inventate o incomprensibili e ripetizioni a loop infinito - l'ha inventata Valerio, che ultimamente chiede di ascoltare storie di ruspe, gru e schiacciasassi... mettendoci in difficoltà.
Quella che segue invece l'abbiamo inventata insieme. In grassetto le sue parti.
C'era una volta una... ruspa! Che... raccoglieva sassi per... costruire una casa. Un giorno la sua amica gru le disse... "Abbiamo finito la casa!".
La ruspa rispose: "Ora possiamo... andare in vacanza!"
"Dove andiamo?" Chiese la gru.
"A Firenze" disse la ruspa "A vedere dei monumenti che sono stati costruiti senza gru e ruspe"
"Ohhhhhh!" disse la gru.
E poi... partono!
Per favore... se qualcuno ha storie di ruspe me le scriva. La nostra fantasia e la nostra competenza in macchine e attrezzature per la costruzione si stanno esaurendo...
mercoledì 23 luglio 2014
giovedì 17 luglio 2014
Ho un figlio toscano
Devo farmene una ragione. Nonostante le sue origini per metà nordiche (liguro-piemontesi), Valerio è indubbiamente toscanofono.
Non si sa come e perché, dato che passa la maggior parte del suo tempo con me, ma deve dipendere dall'aria che respira, o dall'acqua che beve, o dalle verdure a km0 che mangia... D'altra parte, come dice il mio amico Semmy ridacchiando, "non puoi combattere con l'ambiente".
A dire il vero ci ho provato. Consapevole dei miei limiti linguistici, ho tentato un compromesso: "impara l'accento del Babbo, ma le parole - in italiano - della mamma".
Invece no.
Non mangia fave, ma "baccelli".
Non spazza con la scopa, ma con la "granata".
Le zanzare non pungono, "pinzano".
Non chiede di essere preso in braccio, ma "in collo".
...
Per non parlare della fine delle parole straniere. Andiamo a fare la spesa alla "coppe". Gioca con "l'ula oppe" (hola hoop). Si mette i "jeanse".
L'altra sera abbiamo toccato il fondo.
"Pollino, abbottala!" (= "Pollino, abbozzala", termine vernacolo per dire di smetterla)
Il mio orgoglio liguro-piemontese ha subito un duro colpo. Però sono scoppiata a ridere.
Forse mi sto toscanizzando anche io...
Non si sa come e perché, dato che passa la maggior parte del suo tempo con me, ma deve dipendere dall'aria che respira, o dall'acqua che beve, o dalle verdure a km0 che mangia... D'altra parte, come dice il mio amico Semmy ridacchiando, "non puoi combattere con l'ambiente".
A dire il vero ci ho provato. Consapevole dei miei limiti linguistici, ho tentato un compromesso: "impara l'accento del Babbo, ma le parole - in italiano - della mamma".
Invece no.
Non mangia fave, ma "baccelli".
Non spazza con la scopa, ma con la "granata".
Le zanzare non pungono, "pinzano".
Non chiede di essere preso in braccio, ma "in collo".
...
Per non parlare della fine delle parole straniere. Andiamo a fare la spesa alla "coppe". Gioca con "l'ula oppe" (hola hoop). Si mette i "jeanse".
L'altra sera abbiamo toccato il fondo.
"Pollino, abbottala!" (= "Pollino, abbozzala", termine vernacolo per dire di smetterla)
Il mio orgoglio liguro-piemontese ha subito un duro colpo. Però sono scoppiata a ridere.
Forse mi sto toscanizzando anche io...
lunedì 14 luglio 2014
Ancora stereotipi di genere. Ma vince il portafogli...
La scorsa settimana siamo andati a comprare degli occhiali da sole per Valerio.
Dopo tanti discorsi sugli stereotipi di genere, sono entrata nel negozio convinta di far scegliere a lui, tra quelli che reputavo adatti, il modello e il colore.
Mi sbagliavo.
Tante parole e poi... mi sono scontrata coi saldi.
Insomma, c'erano questi occhiali:
E poi la stessa versione, azzurra, in saldo. Con lo sconto del 60%.
Indovina indovinello, quali occhiali voleva Valerio?
Ma quelli rosa, ovviamente.
Indovina indovinello, quali occhiali l'ho obbligato a comprare?
Ma quelli in saldo, ovviamente.
Le origini liguri mi rendonotirchia economa. Anche a scapito delle convinzioni sul diritto alla scelta del colore preferito da parte di maschi e femmine.
Dopo tanti discorsi sugli stereotipi di genere, sono entrata nel negozio convinta di far scegliere a lui, tra quelli che reputavo adatti, il modello e il colore.
Mi sbagliavo.
Tante parole e poi... mi sono scontrata coi saldi.
Insomma, c'erano questi occhiali:
E poi la stessa versione, azzurra, in saldo. Con lo sconto del 60%.
Indovina indovinello, quali occhiali voleva Valerio?
Ma quelli rosa, ovviamente.
Indovina indovinello, quali occhiali l'ho obbligato a comprare?
Ma quelli in saldo, ovviamente.
Le origini liguri mi rendono
martedì 8 luglio 2014
Riflessioni sugli stereotipi di genere
Quando dicono che i bambini stupiscono sempre.
Sto cominciando a pensare che Valerio lo faccia apposta per farmi mantenere un minimo di elasticità mentale.
Sei mesi fa, scrivevo che non ci sono giochi da maschio e giochi da femmina.
Poi Valerio ha mostrato, nonostante nessuno di noi sia un esperto di motori, un'enorme passione per ruspe, gru, camion. Con tanto di richieste pressanti per vedere il motore dell'auto e farsi descrivere nei minimi particolari la batteria, il contenitore del liquido dei freni, quello dei fusibili e gli ammortizzatori. Tra l'altro spiazzandomi ogni volta perché, consapevole della mia ignoranza incolmabile, ho sempre rifiutato di interessarmi di queste cose, saltandole a piè pari persino studiando per l'esame di scuola guida.
E lì le mie convinzioni hanno cominciato a vacillare. Quindi c'è qualcosa di innato? Gli piacciono i motori perché è maschio? In effetti questi giochi non piacciono alla sua amica, che da sempre è uguale a lui e solitamente ha gli stessi interessi (siamo riusciti a convincerlo a mettersi i sandaletti per l'estate solo a patto che fossero uguali a quelli dell'amichetta!)
Sabato scorso, in una mattinata, è riuscito a farmi cambiare idea. E poi a farmela ricambiare.
Tutto è cominciato vedendomi mentre provavo la fascia che ci ha regalato la nonna per portare Irene. Valerio ha voluto imitarmi, chiedendo una striscia di tessuto in cui portare i suoi "bambini" (ah, tra l'altro siamo diventati nonni di un maiale, un cavallo e una mucca)
E così è rimasto tutto il giorno, a parte il pranzo e il pisolino in cui ho dovuto insistere per fargli togliere la fascia.
Portare in fascia, avere dei bambini, addirittura allattarli. Imitando la mamma che ogni tanto si stende sul letto (mi fa ridere perché dice: "quando ho i bambini in pancia 'ono 'tanco!") E' un "gioco da femmina".
Ecco, quindi non è interessato solo a ruspe e motori. Pensavo questo quando Valerio, vedendo il Babbo che tagliava l'erba, ha preso uno dei suoi carrettini e... eccolo (con la fascia) ad imitarlo.
Ma questo non vuol dire niente. Spesso sono io a tagliare l'erba, o almeno era un compito che svolgevo volentieri prima che la pancia mi impedisse nei movimenti.
Ma poi? Prende una palla e, invece di tirarla con le mani, comincia a calciarla. Ecco, il calcio... un gioco da maschio! Da chi avrà imparato? Non certo da me. Anche se a dire il vero, io sono negata anche per la pallavolo, tipico gioco da femmine. Per non parlare della danza, del nuoto o... di qualunque altro sport!
Notare la fascia coi "bambini" sempre addosso. Lo vorranno lo stesso ad un allenamento di calcio?
Per concludere in bellezza la giornata, Valerio ha aiutato me a pulire in terra col mocio (ehm... aiutato...) e il Babbo a passare l'aspirapolvere su poltrona e divani. Due attività evidentemente da femmina!
Pensandoci, calcio a parte, Valerio non ha fatto altro che imitare quello che vede fare dalle sue figure di riferimento.
Nessuno gli ha detto che non può portare in fascia i bambini (che non li può allattare lo scoprirà magari più avanti...) anche perché in casa vede foto di quando era più piccolo nel mei tai, sulla pancia del Babbo. Nessuno gli dice di non usare l'aspirapolvere, anche perché vede il Babbo che lo usa meglio di me.
Ho concluso che forse è proprio questa la risposta ai miei interrogativi: ci saranno delle preferenze, come quella delle ruspe e delle gru, che possiamo considerare più "da maschio", senza nulla togliere alle (poche?) femmine che hanno le stesse passioni. Ma sono le attività quotidiane che non devono essere "da maschio" o "da femmina".
E, come sempre, è proprio l'esempio che i bambini vedono in casa, quello che conta!
lunedì 7 luglio 2014
E' vietato... ma solo un po'!
Vicino a casa ci sono molti parchi. Uno piace particolarmente a Valerio perché in un percorso abbastanza breve (meno di un km) si incontrano tanti animali: anatre, conigli, tartarughe, uccelli di vario genere, pesci e, qualche volta, anche porcospini.
Nel parco è vietato dare da mangiare agli animali, ma nessuno controlla. Il divieto è espresso chiaramente nel cartello che accoglie i visitatori all'ingresso del parco, con il regolamento.
Ed è ribadito in due ulteriori cartelli posizionati nelle bacheche informative.
In estate la situazione degenera perché il parco diventa una meta ambita per centinaia di bambini accompagnati da genitori e nonni, tutti muniti di pane secco per nutrire le anatre. Durante la nostra passeggiata di stamattina abbiamo notato cumuli di pane ammuffito ai lati dei vialetti e, quel che è peggio, anche nell'acqua.
A Valerio piace fermarsi a guardare le tartarughe. Proprio qui abbiamo incontrato una bambina, più o meno coetanea, che già prima del nostro arrivo stava dando da mangiare alle anatre, pescando da un sacchetto della spesa ricolmo di pane. Dopo una decina di minuti in cui Valerio osserva minuziosamente una ad una le tartarughe, la bambina, peraltro gentilissima, offre del pane anche a Valerio che (non è il massimo della socialità, lo so bene), scappa verso di me.
La bambina non capisce e insiste. Segue Valerio con un pezzo di pane in mano. Lui, che sta dimostrando di essere addirittura più "orso" del Babbo, le dice un secco "no" e si volta verso di me. A quel punto intervengo. Spiego alla bambina che Valerio non vuole tirare il pane perché sa che dentro il parco non si può, dato che il pane alle anatre fa male perché gonfia dentro al loro pancino.
Interviene il nonno "ma noi ne diamo poco!" e poi la porta via, qualche metro più in là, probabilmente per allontanarsi da una mamma così rompiscatole.
Sono rimasta a bocca aperta e questa frase mi ha fatto riflettere. Cosa vuol dire "noi ne diamo poco?" Sarebbe un po' come dire...
"E' vietato parcheggiare nel parcheggio dei disabili/sulle strisce/in seconda fila"
"Ma noi ci stiamo solo 10 minuti!"
"Non si butta la spazzatura in terra"
"Ma questa è solo una carta di caramella!"
"Non si va in treno senza biglietto"
"Ma noi facciamo solo poche fermate"
"Le cacche dei cani vanno raccolte e buttate via!"
"Ma ne ha fatta solo un pochino"
"I bambini in auto devono essere legati con il seggiolino"
"Ma noi facciamo solo qualche chilometro!"
Mmmm... già... ecco... si spiegano tante cose...
Nel parco è vietato dare da mangiare agli animali, ma nessuno controlla. Il divieto è espresso chiaramente nel cartello che accoglie i visitatori all'ingresso del parco, con il regolamento.
Ed è ribadito in due ulteriori cartelli posizionati nelle bacheche informative.
In estate la situazione degenera perché il parco diventa una meta ambita per centinaia di bambini accompagnati da genitori e nonni, tutti muniti di pane secco per nutrire le anatre. Durante la nostra passeggiata di stamattina abbiamo notato cumuli di pane ammuffito ai lati dei vialetti e, quel che è peggio, anche nell'acqua.
A Valerio piace fermarsi a guardare le tartarughe. Proprio qui abbiamo incontrato una bambina, più o meno coetanea, che già prima del nostro arrivo stava dando da mangiare alle anatre, pescando da un sacchetto della spesa ricolmo di pane. Dopo una decina di minuti in cui Valerio osserva minuziosamente una ad una le tartarughe, la bambina, peraltro gentilissima, offre del pane anche a Valerio che (non è il massimo della socialità, lo so bene), scappa verso di me.
La bambina non capisce e insiste. Segue Valerio con un pezzo di pane in mano. Lui, che sta dimostrando di essere addirittura più "orso" del Babbo, le dice un secco "no" e si volta verso di me. A quel punto intervengo. Spiego alla bambina che Valerio non vuole tirare il pane perché sa che dentro il parco non si può, dato che il pane alle anatre fa male perché gonfia dentro al loro pancino.
Interviene il nonno "ma noi ne diamo poco!" e poi la porta via, qualche metro più in là, probabilmente per allontanarsi da una mamma così rompiscatole.
Sono rimasta a bocca aperta e questa frase mi ha fatto riflettere. Cosa vuol dire "noi ne diamo poco?" Sarebbe un po' come dire...
"E' vietato parcheggiare nel parcheggio dei disabili/sulle strisce/in seconda fila"
"Ma noi ci stiamo solo 10 minuti!"
"Non si butta la spazzatura in terra"
"Ma questa è solo una carta di caramella!"
"Non si va in treno senza biglietto"
"Ma noi facciamo solo poche fermate"
"Le cacche dei cani vanno raccolte e buttate via!"
"Ma ne ha fatta solo un pochino"
"I bambini in auto devono essere legati con il seggiolino"
"Ma noi facciamo solo qualche chilometro!"
Mmmm... già... ecco... si spiegano tante cose...
venerdì 4 luglio 2014
Aspettando Irene
Ci siamo decisi anche stavolta a ripassare un po' prima della nascita di Irene. Due anni e mezzo fa, raccontavo i nostri preparativi aspettando "Robino".
Stavolta le prove sono state un po' più all'acqua di rose: non abbiamo ancora attaccato l'ovetto, la culla non sappiamo nemmeno cosa sia e le prove di pannolinamento sono durate meno di 5 minuti.
Ora tocca a voi. Trovate le differenze tra queste due foto!
(E sì, il disordine è sempre lo stesso...)
mercoledì 2 luglio 2014
Giocare a due anni nelle lunghe giornate estive
Dopo la versione invernale di questo post (Giocare a due anni nelle lunghe giornate invernali) non poteva mancare anche quella estiva.
Il problema è l'opposto: in inverno le uscite vanno limitate per il troppo freddo, d'estate per il troppo caldo (almeno qui a Firenze...)
Devo dire che però, per ora, di solito riusciamo ad uscire per una passeggiata o per un salto ai giardini almeno qualche ora al mattino e poi a volte di nuovo al pomeriggio.
Restano le ore centrali della giornata, quelle in cui anche i cani si godono il dolce far niente e ci regalano pose da denuncia alle associazioni animaliste, come quella qui accanto in cui Pollino fa il finto morto.
Nelle altre ore della giornata, quando stiamo in casa, i giochi riflettono molto il periodo che sta attraversando Valerio (2 anni e 4 mesi), con la sua passione per ruspe, gru e motori.
Basta dargli un mezzo meccanico (giocattolo) e una distesa di sabbia, pietre o (in mancanza d'altro) anche foglie e il gioco è assicurato.
Valerio ha riportato dal garage un carrellino primi passi che usava più di un anno fa. Ora è diventato un tagliaerba che viene portato avanti e indietro per la terrazza.
L'uso è questo: Valerio tira tre o quattro volte un ipotetico filo, urla "funzionaaaa", fa qualche passo e dopo poco si ferma per rifare benzina. Spesso il "motore" è rotto, quindi bisogna ripararlo, anche con l'aiuto del Babbo.
Qualche volta, suscitando la mia ilarità, ha anche preso un finto cellulare e chiamato il tecnico, per farsi aiutare nelle riparazioni.
La cosa bella è che questo gioco è nato totalmente dalla sua fantasia e... dall'osservazione di cosa fa il Babbo con il tagliaerba vero... il che, devo ammettere, non è molto rassicurante!
Un altro oggetto divertente è l'amaca. Noi ne abbiamo una a maglie larghe, in cui Valerio sta sdraiato (più che altro per una paura mia) e gioca a chiudersi dentro per poi riaprire urlando "cucùùù!". Una volta voleva così tanto montare l'amaca, mentre noi in casa stavamo facendo altro, che l'ha presa ed è andato da solo. Ovviamente senza riuscirci, ma l'effetto ottico della foto potrebbe ingannare.
Continuano i travasi con l'acqua. "Abbiamo" scoperto che si possono fare anche con il boccettino delle gocce. Però dopo un po' è più divertente allagare tutto...
Il problema è l'opposto: in inverno le uscite vanno limitate per il troppo freddo, d'estate per il troppo caldo (almeno qui a Firenze...)
Devo dire che però, per ora, di solito riusciamo ad uscire per una passeggiata o per un salto ai giardini almeno qualche ora al mattino e poi a volte di nuovo al pomeriggio.
Restano le ore centrali della giornata, quelle in cui anche i cani si godono il dolce far niente e ci regalano pose da denuncia alle associazioni animaliste, come quella qui accanto in cui Pollino fa il finto morto.
Nelle altre ore della giornata, quando stiamo in casa, i giochi riflettono molto il periodo che sta attraversando Valerio (2 anni e 4 mesi), con la sua passione per ruspe, gru e motori.
Basta dargli un mezzo meccanico (giocattolo) e una distesa di sabbia, pietre o (in mancanza d'altro) anche foglie e il gioco è assicurato.
Valerio ha riportato dal garage un carrellino primi passi che usava più di un anno fa. Ora è diventato un tagliaerba che viene portato avanti e indietro per la terrazza.
L'uso è questo: Valerio tira tre o quattro volte un ipotetico filo, urla "funzionaaaa", fa qualche passo e dopo poco si ferma per rifare benzina. Spesso il "motore" è rotto, quindi bisogna ripararlo, anche con l'aiuto del Babbo.
Qualche volta, suscitando la mia ilarità, ha anche preso un finto cellulare e chiamato il tecnico, per farsi aiutare nelle riparazioni.
La cosa bella è che questo gioco è nato totalmente dalla sua fantasia e... dall'osservazione di cosa fa il Babbo con il tagliaerba vero... il che, devo ammettere, non è molto rassicurante!
La passione per i motori (a due anni e mezzo?!?) fa sì che Valerio voglia guidare. Abbiamo provato a spiegargli che bisogna almeno arrivare ai pedali e che sarebbe opportuno prendere prima la patente... ma lui è inflessibile.
Ovviamente, quando guida lui, l'auto è parcheggiata e la chiave non è inserita nel cruscotto!
Un altro oggetto divertente è l'amaca. Noi ne abbiamo una a maglie larghe, in cui Valerio sta sdraiato (più che altro per una paura mia) e gioca a chiudersi dentro per poi riaprire urlando "cucùùù!". Una volta voleva così tanto montare l'amaca, mentre noi in casa stavamo facendo altro, che l'ha presa ed è andato da solo. Ovviamente senza riuscirci, ma l'effetto ottico della foto potrebbe ingannare.
Continuano i travasi con l'acqua. "Abbiamo" scoperto che si possono fare anche con il boccettino delle gocce. Però dopo un po' è più divertente allagare tutto...
A proposito di allagare, tra i giochi estivi vorrei annoverare anche il bagnetto. Basta un innaffiatoio, una tazzina e qualche contenitore di shampoo e le ore più calde della giornata trascorrono senza problemi. Solitamente per il bagnetto utilizziamo ancora la vaschetta in cui Valerio veniva lavato da piccolissimo: ci sta comodamente seduto, giochi compresi, e si riempie in un attimo. Nella foto qui sotto però insieme a Valerio c'è anche una sua amichetta e quindi abbiamo riempito la vasca. Non c'è stato poi bisogno di togliere il tappo: Valerio e l'amica l'hanno svuotata a modo loro, allagando il pavimento del bagno e mezza casa. Davanti ai loro gridolini divertiti, comunque, anche la (piccola) fatica di pulire è diventata più leggera. (E poi lo ammetto, il pavimento del bagno aveva proprio bisogno di essere lavato!)
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