Mi è stato chiesto tra i commenti dello scorso post, e quindi non posso deludere le mie lettrici (sì perché questo post è dedicato unicamente alle lettrici, uomini per favore andate a prendervi un caffè al bar ed evitate risolini imbarazzati). Oggi si parla della Moon Cup.
Devo fare una premessa. Da quando ho 11 anni, le mie mestruazioni sono perfettamente regolari. No, non intendo dire che le ho ogni 28 giorni, anzi. Nemmeno il calendario Maya potrebbe calcolare le tempistiche dei "miei giorni". C'è però un metodo infallibile: le mestruazioni sono regolarmente coincidenti con le vacanze. Non ho mai capito come sia possibile, ma non c'è scampo. Dieci anni di scout, il che vuol dire dieci campi estivi, togliamo i primi due anni (ero lupetta e non le avevo), per otto volte ho avuto le mestruazioni al campo. Campo invernale? Idem. Campeggio con gli amici? Figuriamoci se no. Un weekend in una capitale europea? Non dimenticare gli assorbenti. E non c'è verso: si anticipa o si posticipa la vacanza, le mestruazioni arriveranno una settimana prima o quella dopo. Per anni ho tenuto un pacco formato famiglia nella tasca interna dello zaino, perennemente lì, da riempire nuovamente al ritorno da ogni vacanza.
Nell'estate del 2008 ho sentito parlare per la prima volta della Moon Cup. Ero in giro per Torino con due amiche e una di loro ne aveva sentito parlare a sua volta la sera prima a casa di un'amica, che le aveva consigliato di cercarla nella bottega del commercio equo e solidale. Decidiamo tutte e tre di andare a curiosare, per chiedere maggiori informazioni.
Che cos'è la Moon Cup?
Lo scorso anno avevo scritto un articolo per il giornale on line "Eco dalle città", dal titolo: La mestruazione eco-compatibile con la coppetta mestruale. Non sto a ripetermi, consiglio di leggere direttamente quello. In sintesi, la Moon cup è un contenitore in silicone da indossare dentro la vagina al posto degli assorbenti. Ogni 6 ore circa (dipende dall'intensità del flusso) si toglie, si svuota, si pulisce e si rimette. Costa circa 30 euro e dura circa 10 anni. Quindi non c'è paragone con gli assorbenti né per quanto riguarda il lato economico né sul fronte ambientale (avete idea di quanti assorbenti si gettano via ogni mese?!)
La mia esperienza con la Moon Cup
Devo dire che il primo impatto non è stato positivo. Anche se ero in partenza per le vacanze (e ovviamente... non devo nemmeno dirlo... qualcuna indovina?) non mi sono fidata a comprarla subito.
Ammetto di non aver mai avuto un ottimo rapporto con le mie "parti basse". Un po' come con il vicino del piano di sotto: so che esiste, ogni tanto dà fastidio (una settimana al mese...), quando ci incontriamo ci salutiamo, ma la cosa finisce lì. In tutta la mia vita avrò messo forse 10 assorbenti interni, potrei quasi calcolare la cifra esatta dato che ho comprato una scatola e ce ne sono ancora dentro.
L'idea di "mettere lì" un oggetto per di più molto più grande di un assorbente interno non mi stuzzicava proprio. E se poi si perde? Se non riesco più a tirarla fuori?
Ho avuto bisogno di qualche mese per interiorizzare meglio il tutto. Nel frattempo ho letto on line i commenti di tante altre utilizzatrici, molto soddisfatte e nessuna che non era più riuscita a tirarla fuori. Anche perché, pensandoci, bisognerebbe avere la vagina di una cavalla, non di una donna...
In inverno mi sono ripresentata alla bottega del commercio equo e l'ho comprata, pensando "alla peggio butto via 30 euro".
Tra il dire e il fare c'è di mezzo una Moon Cup. Il primo inserimento è stato un incubo e mi ha ricordato la prima volta a 16 anni con gli assorbenti interni. Ginocchia piegate, petto in fuori, pancia in dentro, respiro profondo, si piega la Moon Cup, si inserisce e... ahi che male! Riproviamo, respiro profondo, petto in dentro, pancia in fuori e... niente, non ci riesco.
Moon Cup insacchettata, messa in un cassetto del bagno e per 27 giorni (circa) me ne dimentico.
Alla mestruazione successiva ci riprovo e... incredibile. Entra, senza nessun problema. Anzi, la devo mettere e togliere per tre o quattro volte nel giro di poco tempo perché la prima volta è necessario tagliare "il gambo" della misura giusta ed è consigliato di procedere per gradi. E ce la faccio. Miracolo. O forse, semplicemente, ero meno stressata.
Da quel momento comincia un altro rapporto col mio corpo, con le mie mestruazioni... e con le vacanze. Circa un anno dopo, in partenza per il Cairo con il progetto di entrare nella striscia di Gaza (qualche dubbio sull'arrivo delle mestruazioni? No, vero?) mi trovo a dire alla mia coinquilina che un anno prima sarei stata preoccupata al pensiero di dover cambiare l'assorbente in condizioni igienico-sanitarie non ottimali, mentre con la Moon Cup mi sentivo assolutamente tranquilla. Al ritorno la mia coinquilina compra una Moon Cup e, senza nemmeno i problemi iniziali che ho avuto io, mi conferma dopo pochi cicli la bontà dell'acquisto con parole che ricordano quelle usate a suo tempo dalla volontaria della bottega nella sua presentazione: "Mi sono avvicinata alla Moon Cup per una questione ambientale, disposta anche a sacrificare un po' la mia comodità per non contribuire all'inquinamento, ma oggi se per assurdo mi dicessero che inquina più di mille assorbenti risponderei che... pazienza, è comoda e non posso farne a meno!".
Ora da vari mesi non ho più le mestruazioni e non posso dire che mi manchino ;-) Però ogni tanto penso alla mia "Munchi" (come la chiamavamo amichevolmente con la coinquilina) e qualche giorno fa ho realizzato che tra qualche mese (non subito dopo il parto), dovrò comprare la taglia L (la S è consigliata fino ai 30 anni e prima di una gravidanza). Il costo della prima, però, è stato ampiamente ammortizzato nei due anni di utilizzo.
Ma soprattutto ha contribuito a ridurre lo stress in vacanza!
Aggiornamenti:
aggiungo altri post sull'argomento:
I giorni della Luna dal blog "Annaelaneve's Blog"
Mooncup I love you dal blog "Il meraviglioso e (im)perfetto mondo di Julie
Visualizzazione post con etichetta cura del corpo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta cura del corpo. Mostra tutti i post
venerdì 18 novembre 2011
sabato 10 settembre 2011
Conferenza "Gravidanza veg"
Ieri ho partecipato ad un incontro dal titolo "Gravidanza veg". E la relatrice ero io! Che emozione. Sono arrivata preoccupata perché pensavo di fare brutta figura, invece alla fine mi sono divertita, ho conosciuto un'altra mamma (con bimbo vegano già grandicello! Di 20 mesi) e ho parlato direttamente con un po' di persone. Insomma, una bella esperienza.
Riporto qui il testo che mi ero preparata, che ho più o meno seguito. Mi scuso in anticipo per la lunghezza.
Se siete venuti qui per sentire indicazioni mediche per le donne che vogliono intraprendere una gravidanza da vegane, mi dispiace ma avete sbagliato conferenza. Non sono un medico. Non sono una nutrizionista. Sono una futura mamma alla 18a settimana di gravidanza, vegetariana dal 2000 e vegana da circa 5 o 6 anni, che ha deciso di mantenere il suo stile di vita anche durante questi nove mesi. So di non essere un'irresponsabile e sono convinta che questo stile di vita sia sano sia per me che per il bambino o la bambina che nascerà a febbraio.
Quando mi è stato chiesto di partecipare ad una conferenza sulla gravidanza vegana, portando le mie esperienze, ho avuto un momento di stupore e mi sono chiesta il senso di questo intervento. D'altra parte, pensavo, non sto facendo nulla di speciale. Mi sono ricreduta, ricordando quello che mi aveva raccontato poche settimane prima una mia amica, vegetariana, dopo una visita ginecologica in previsione di una gravidanza. L'amica si è sentita dire dalla ginecologa che, durante i mesi di gravidanza avrebbe fatto bene a “nascondersi” un po' di carne nei piatti, aggiungendo che negli anni, di due pazienti vegetariane, una si era convinta a cambiare dieta, l'altra purtroppo no. Quindi questo medico, con il potere che ha, soprattutto in un periodo di fragilità e di enormi dubbi come quello che passa una donna incinta, è riuscita a far avere ad almeno una paziente su due tali paure da convincerla a cambiare il suo stile di vita. Questo, a quanto ho potuto scoprire attraverso una ricerca su internet, è purtroppo frequente: la donna incinta, vegana o vegetariana, si trova spesso ad avere contro i medici e la stessa famiglia.
Posso dire, da questo punto di vista, che per il momento sono stata fortunata. Ho un marito vegetariano che non ha avuto nessun dubbio nel sostenermi nel continuare il mio attuale stile di vita in gravidanza. Fino ad ora ho trovato medici competenti, da quelli che non mi hanno dissuasa a quelli che invece mi hanno dato utili informazioni. Devo soprattutto ringraziare il sito della Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana e gli amici del forum di Informazione Alimentare che mi hanno indicato come bilanciare al meglio quello che mangio tutti i giorni per adattarlo ad un diverso fabbisogno energetico del mio corpo.
Prima di raccontarvi la mia esperienza, una precisazione è d'obbligo: non sto parlando di quella vegan come di una "dieta", ma di uno stile di vita che riguarda altri campi oltre a quello dell'alimentazione. Quando sento parlare di Dolce e Gabbana, vegani per un mese per disintossicarsi, o del ciclista vegano al Tour de France, che due volte a settimana mangia salmone, mi chiedo se ci stanno prendendo in giro. La parola "dieta" deriva dal termine greco dìaita, che significa stile di vita. Quando parliamo di "dieta dimagrante", ad esempio, stiamo commettendo un errore, dovremmo parlare di "terapia alimentare". La dieta vegan, è quindi uno stile alimentare che fa parte di uno stile di vita. Un vegan esclude l'uso di prodotti di origine animale come cibo e per qualsiasi altro scopo, quindi non solo niente carne e pesce, latte, latticini, uova etc, ma anche prodotti di qualsiasi genere la cui realizzazione implichi lo sfruttamento degli animali. Un vegano non mette scarpe di pelle, né sciarpe di seta, né maglioni di lana o di cachemire. Un vegano non compra cosmetici che contengono miele e cera, ma nemmeno quelli testati sugli animali e quindi sceglie prodotti di quelle marche che hanno dichiarato di non utilizzare più ingredienti messi in commercio dopo una certa data, e che quindi di fatto non finanziano i test sugli animali.
Questo è da tenere ben presente, anche in gravidanza e temo soprattutto dopo, perché alle mamme in attesa vengono proposti unguenti e creme di ogni genere contro le smagliature. Serviranno? Non ve lo so dire, perché (come avevo raccontato nel post "Idratare la pelle") io ho usato soltanto l'olio di mandorle della marca “i Provenzali”, 100% naturale e di una azienda che aderisce allo standard cruelty free “Icea-LAV” e “Vivo” del Comitato per un consumo consapevole. Al momento le smagliature non ci sono e il mio giudizio è ottimo.
Ma partiamo dall'inizio della mia esperienza. Dicevo di essere stata fortunata perché la mia scelta è condivisa dai familiari più stretti e non osteggiata dai medici. Sono fortunata anche perché tutto sta andando bene, anzi più che bene. Durante i primi tre mesi ho avuto pochissime delle nausee tipiche e per il momento non noto nessun disturbo. Gli esami del sangue eseguiti fino a questo momento sono perfetti e questo ha rassicurato anche i parenti più scettici.
Appena ho scoperto di essere incinta mi sono rivolta alla dottoressa Luisa Mondo, nutrizionista di Torino, che è stata molto gentile e mi ha dato un unico consiglio: almeno per i primi tempi, non cambiare di una virgola le mie abitudini alimentari, a parte qualche spuntino in più qua e là durante la giornata per prevenire la nausea (consigliate a questo proposito sono le barrette di semi o frutta secca) che effettivamente mi sono state molto utili.Qui voglio però puntualizzare una cosa. Sto dicendo che l'alimentazione vegana in gravidanza è salutare, non è per nulla dannosa. Ma attenzione, chiariamoci sui termini, seguire un'alimentazione vegana non vuol dire semplicemente “togliere” carne, latticini, uova etc. L'alimentazione vegana non è solo pasta e insalata, tra l'altro... ci pensate che noia sarebbe? Non possiamo nemmeno considerare l'alimentazione vegana come un doppione di quella onnivora, con cibi da sostituire ad altri. E' semplicemente un'altra cosa. Mi è stata suggerita un'analogia che trovo molto di impatto: chiedersi con quali cibi bisogna sostituire carne e derivati, sarebbe come voler parlare una lingua straniera usando la grammatica italiana.Tornando alla mia esperienza, il consiglio della dottoressa Mondo nasceva dal fatto che le mie analisi del sangue, che ricevo annualmente quando vado a donare il sangue, non hanno mai mostrato nessun valore sballato. Negli ultimi cinque anni, così come nei dieci precedenti, non ho avuto problemi di salute legati all'alimentazione (anzi, come dicevo prima, il mio ferro è ora oltre i limiti, mentre prima ero quasi anemica). Alla nutrizionista è quindi bastato chiedermi una tabella tipo di quello che mangio ogni giorno, per confermarla senza cambiamenti.
Ho concluso il mio intervento con gli spunti alimentari che avevo già scritto nel post "Vegana Informata".
giovedì 25 agosto 2011
Freddo o caldo? Caldoooo!
Una premessa è doverosa: io sono freddolosa. Ma tanto. Gli amici mi prendono in giro per la felpa che mi porto sempre dietro, anche ad agosto, perché "la sera fa freddo!", come ripeto spesso davanti allo sguardo stralunato di chi sta in maglietta anche con temperature che a me sembrano polari.
In questi ultimi giorni, però, ho davvero caldo. Al momento (sono le 14) il termometro in casa segna 32°, ma solitamente la temperatura si alza - e di molto - durante il pomeriggio.
Mi è venuto il dubbio che però la mia percezione sia alterata dalla gravidanza, ho fatto un po' di ricerche ed ecco cosa ho trovato.
Sembra che a causa degli estrogeni e del progesterone, ormoni prodotti durante la gravidanza, il metabolismo basale aumenti durante la gravidanza. Cioè l'organismo consuma più energia in condizione di riposo, quindi, la mamma percepisce più caldo. E' anche normale sentirsi più fiacche e sempre sudaticce.
Che fare? Articoli e siti specializzati vengono in aiuto con una sorta di decalogo, ecco i punti che mi sembrano più interessanti.
1. Vestirsi con tessuti naturali come il cotone (meglio se biologico) o il lino, in particolare per la biancheria intima, perché assorbono meglio il sudore e favoriscono la respirazione.
2. Bere molto per sostituire i liquidi persi con la sudorazione. Un'amica nutrizionista mi ha raccomandato, sorridendo, di "cambiare spesso l'acqua al pesce", e direi che rende bene l'idea. Oltre all'acqua sono consigliati i succhi di frutta, da evitare invece le bevande dolci gassate. Non aspettare di avere sete, ma bere qualche bicchiere d'acqua durante tutta la giornata.
3. Sudando molto, si perdono anche sali minerali, col rischio di avere qualche crampo. Per evitarlo, mangiare tanta frutta e verdura.
4. Evitare invece i cibi fritti e troppo ricchi di grassi che affaticano troppo la digestione.
5. Usare fazzoletti inumiditi da appoggiare sul collo o sulla fronte per abbassare la temperatura corporea. Oppure per ottenere lo stesso risultato, fare una doccia, non troppo fredda (meglio tiepida). Attenzione al detergente, che dev'essere molto delicato, in modo da non aggredire la pelle.
6. In caso di gonfiore alle dita, togliere subito gli anelli, in modo da non correre il rischio di dover tagliarli.
7. Evitare di fare attività fisica all'aperto nelle ore più calde del giorno, ma continuare a farla al mattino presto o alla sera (ecco, questo non lo sto proprio facendo, uff!) L'ideale sarebbe concedersi qualche nuotata in piscina o al mare.
Infine una buona notizia, da quello che ho letto, sembra che in gravidanza il sudore abbia un odore meno sgradevole del solito, perché si riduce il sudore apocrino.
Altri consigli?
Io intanto spero arrivi presto l'autunno, che è la mia stagione preferita, anche se lo so che a gennaio rimpiangerò il caldo estivo. Nel frattempo me ne vado in Liguria per qualche giorno, sperando di avere almeno là una tregua dall'afa! Ci si risente la prossima settimana!
In questi ultimi giorni, però, ho davvero caldo. Al momento (sono le 14) il termometro in casa segna 32°, ma solitamente la temperatura si alza - e di molto - durante il pomeriggio.
Mi è venuto il dubbio che però la mia percezione sia alterata dalla gravidanza, ho fatto un po' di ricerche ed ecco cosa ho trovato.
Sembra che a causa degli estrogeni e del progesterone, ormoni prodotti durante la gravidanza, il metabolismo basale aumenti durante la gravidanza. Cioè l'organismo consuma più energia in condizione di riposo, quindi, la mamma percepisce più caldo. E' anche normale sentirsi più fiacche e sempre sudaticce.
Che fare? Articoli e siti specializzati vengono in aiuto con una sorta di decalogo, ecco i punti che mi sembrano più interessanti.
1. Vestirsi con tessuti naturali come il cotone (meglio se biologico) o il lino, in particolare per la biancheria intima, perché assorbono meglio il sudore e favoriscono la respirazione.
2. Bere molto per sostituire i liquidi persi con la sudorazione. Un'amica nutrizionista mi ha raccomandato, sorridendo, di "cambiare spesso l'acqua al pesce", e direi che rende bene l'idea. Oltre all'acqua sono consigliati i succhi di frutta, da evitare invece le bevande dolci gassate. Non aspettare di avere sete, ma bere qualche bicchiere d'acqua durante tutta la giornata.
3. Sudando molto, si perdono anche sali minerali, col rischio di avere qualche crampo. Per evitarlo, mangiare tanta frutta e verdura.
4. Evitare invece i cibi fritti e troppo ricchi di grassi che affaticano troppo la digestione.
5. Usare fazzoletti inumiditi da appoggiare sul collo o sulla fronte per abbassare la temperatura corporea. Oppure per ottenere lo stesso risultato, fare una doccia, non troppo fredda (meglio tiepida). Attenzione al detergente, che dev'essere molto delicato, in modo da non aggredire la pelle.
6. In caso di gonfiore alle dita, togliere subito gli anelli, in modo da non correre il rischio di dover tagliarli.
7. Evitare di fare attività fisica all'aperto nelle ore più calde del giorno, ma continuare a farla al mattino presto o alla sera (ecco, questo non lo sto proprio facendo, uff!) L'ideale sarebbe concedersi qualche nuotata in piscina o al mare.
Infine una buona notizia, da quello che ho letto, sembra che in gravidanza il sudore abbia un odore meno sgradevole del solito, perché si riduce il sudore apocrino.
Altri consigli?
Io intanto spero arrivi presto l'autunno, che è la mia stagione preferita, anche se lo so che a gennaio rimpiangerò il caldo estivo. Nel frattempo me ne vado in Liguria per qualche giorno, sperando di avere almeno là una tregua dall'afa! Ci si risente la prossima settimana!
giovedì 11 agosto 2011
Idratare la pelle: consigli per gli acquisti ;-)
Nella mia visione del mondo, il vegano non è soltanto quello che non mangia alimenti di origine animale, ma è colui che segue uno stile di vita che tocca diversi ambiti. Un vegano coerente non può, ad esempio, vestirsi di pelle o utilizzare cosmetici testati sugli animali.
Due giorni fa ho realizzato che, nonostante sia consigliato da tutti i siti che trattano delle varie fasi della gravidanza, non avevo ancora pensato ad idratare la mia pelle per evitare le peggiori nemiche della gravidanza, le malefiche smagliature.
Sperando di non essere troppo in ritardo, ho guardato in casa e ho trovato una confezione di Olio Baby Johnson, probabilmente dimenticata dai precedenti inquilini (perché io non l'avrei mai comprata). Pur essendo consapevole del fatto che la Johnson & Johnson è tra le marche che vegani non dovrebbero nemmeno nominare (ma non solo i vegani! Basta dare un'occhiata alla Guida al consumo critico del Centro Nuovo Modello di Sviluppo per convincersi a comprare altro) il mio primo pensiero è stato: "vero, ma ormai qualcuno l'ha comprato, il danno è stato fatto, ora sempre meglio che buttarla via..."
Poi però, il mio sesto senso mi ha suggerito di controllare gli ingredienti. Quello principale è "paraffinum liquidum", cioé paraffina. Insomma, un derivato del petrolio. Testata su animali, di una azienda che lasciamo stare... in più composta quasi totalmente di paraffina... non sono sicura di volermela spalmare addosso! Non ci sono alternative?
Figuriamoci se non ci sono alternative! Anche per i vegani? Certo, anche per i vegani. Cosmetici non testati sugli animali e non derivanti dal petrolio.
Chiariamo subito che quello di trovare cosmetici non testati sugli animali è un problema serio. Non perché non ce ne siano, tutt'altro! Ma perché c'è una confusione tremenda tra loghini e diciture ingannevoli che non aiuta. Il loghino con il coniglietto? Non significa niente. La dicitura "prodotto finito non testato sugli animali"? Non vuol dire niente, anzi, se c'è è un prodotto da non comprare: da anni ormai il prodotto finito NON viene più testato. Perché ad essere testati sono i singoli elementi che, per entrare in commercio, DEVONO essere stati testati. E allora, come si fa?
Alcune aziende si sono pubblicamente impegnate a non comprare materie prime, formulazioni o prodotti introdotti sul mercato dopo una certa data: di fatto questo significa che non effettuano - né direttamente né indirettamente - test su animali. Si tratta dello standard ICEA - LAV e on line si trova facilmente l'elenco delle aziende che aderiscono.
Tra queste, la mia scelta (dettata puramente dalla pigrizia, lo ammetto) è caduta sull'olio nutriente e idratante che ho trovato nel supermercato coop davanti a casa: la marca è Saponi Gianasso, meglio nota come I Provenzali. L'olio di mandorle dolci è "eccezionale per il trattamento della pelle delle donne in gravidanza e come preventivo di smagliature e rilassamento cutaneo". Così c'è scritto sul flaconcino. Saprò nei prossimi giorni e mesi se effettivamente è così. Intanto posso assicurare che la lista degli ingredienti è più rassicurante: Prunus Amygdalus Dulcis Oil, cioé Olio di mandorle.
Ora mi aspetta il compito più arduo: la costanza di spalmare quotidianamente l'olio sul corpo. Non so se ce la posso fare! ;-)
P.S: per la stesura di questo post non ho ricevuto nessun compenso. E' ovvio, ma meglio specificarlo ;-)
P.S. 2: ho letto che un buon modo per utilizzare l'Olio Baby Johnson è quello di servirsene per lucidare i mobili di legno. Ed ecco che il mio "sempre meglio che buttarlo via" trova finalmente un suo uso!
Due giorni fa ho realizzato che, nonostante sia consigliato da tutti i siti che trattano delle varie fasi della gravidanza, non avevo ancora pensato ad idratare la mia pelle per evitare le peggiori nemiche della gravidanza, le malefiche smagliature.
Sperando di non essere troppo in ritardo, ho guardato in casa e ho trovato una confezione di Olio Baby Johnson, probabilmente dimenticata dai precedenti inquilini (perché io non l'avrei mai comprata). Pur essendo consapevole del fatto che la Johnson & Johnson è tra le marche che vegani non dovrebbero nemmeno nominare (ma non solo i vegani! Basta dare un'occhiata alla Guida al consumo critico del Centro Nuovo Modello di Sviluppo per convincersi a comprare altro) il mio primo pensiero è stato: "vero, ma ormai qualcuno l'ha comprato, il danno è stato fatto, ora sempre meglio che buttarla via..."
Poi però, il mio sesto senso mi ha suggerito di controllare gli ingredienti. Quello principale è "paraffinum liquidum", cioé paraffina. Insomma, un derivato del petrolio. Testata su animali, di una azienda che lasciamo stare... in più composta quasi totalmente di paraffina... non sono sicura di volermela spalmare addosso! Non ci sono alternative?
Figuriamoci se non ci sono alternative! Anche per i vegani? Certo, anche per i vegani. Cosmetici non testati sugli animali e non derivanti dal petrolio.
Chiariamo subito che quello di trovare cosmetici non testati sugli animali è un problema serio. Non perché non ce ne siano, tutt'altro! Ma perché c'è una confusione tremenda tra loghini e diciture ingannevoli che non aiuta. Il loghino con il coniglietto? Non significa niente. La dicitura "prodotto finito non testato sugli animali"? Non vuol dire niente, anzi, se c'è è un prodotto da non comprare: da anni ormai il prodotto finito NON viene più testato. Perché ad essere testati sono i singoli elementi che, per entrare in commercio, DEVONO essere stati testati. E allora, come si fa?
Alcune aziende si sono pubblicamente impegnate a non comprare materie prime, formulazioni o prodotti introdotti sul mercato dopo una certa data: di fatto questo significa che non effettuano - né direttamente né indirettamente - test su animali. Si tratta dello standard ICEA - LAV e on line si trova facilmente l'elenco delle aziende che aderiscono.
Tra queste, la mia scelta (dettata puramente dalla pigrizia, lo ammetto) è caduta sull'olio nutriente e idratante che ho trovato nel supermercato coop davanti a casa: la marca è Saponi Gianasso, meglio nota come I Provenzali. L'olio di mandorle dolci è "eccezionale per il trattamento della pelle delle donne in gravidanza e come preventivo di smagliature e rilassamento cutaneo". Così c'è scritto sul flaconcino. Saprò nei prossimi giorni e mesi se effettivamente è così. Intanto posso assicurare che la lista degli ingredienti è più rassicurante: Prunus Amygdalus Dulcis Oil, cioé Olio di mandorle.
Ora mi aspetta il compito più arduo: la costanza di spalmare quotidianamente l'olio sul corpo. Non so se ce la posso fare! ;-)
P.S: per la stesura di questo post non ho ricevuto nessun compenso. E' ovvio, ma meglio specificarlo ;-)
P.S. 2: ho letto che un buon modo per utilizzare l'Olio Baby Johnson è quello di servirsene per lucidare i mobili di legno. Ed ecco che il mio "sempre meglio che buttarlo via" trova finalmente un suo uso!
Iscriviti a:
Post (Atom)