martedì 14 febbraio 2012

San Valentino? San Remo? Piuttosto vorrei un San Simone!

Nonostante il bannerino dica che "Robino" dovrebbe già essere fuori, in realtà siamo ancora tutti in attesa, con più o meno ansia. Il nonno ligure mi chiama ogni sera chiedendo almeno tre volte se ci sono novità, se sento male, se va tutto bene. "Ma stai proprio bene bene bene?". Credo che abbia paura di non essere informato della nascita del nipote. La zia che sta in Spagna tenta disperatamente ogni giorno di chiamarci su Skype, scontrandosi con un diverso "fuso orario" tra le nostre vite: quando per lei è l'ora dell'uscita dal lavoro, per noi è l'ora di cena; quando sta per uscire per la serata, noi siamo già pronti per il letto. Gli amici intanto invadono di messaggi la bacheca di Facebook e il cellulare. "Allora, è nato?" Ma la risposta è invariabilmente la stessa: no.

L'ostetrica del corso l'aveva detto: se una mamma è del tipo "precisino", che arriva sempre puntuale agli appuntamenti o meglio un po' in anticipo, che a febbraio prepara già le valigie per le vacanze estive, che ha tutto sotto controllo... il bimbo tende a nascere in anticipo. Se al contrario la mamma è del tipo "tutto all'ultimo minuto" e arriva tardi agli appuntamenti, il bimbo tenderà ad arrivare con calma. Io? Solitamente esco di casa correndo, non prima dell'ora a cui dovrei già essere ad un appuntamento, allacciandomi le scarpe in ascensore e mettendomi il cappotto nell'androne.

Per di più, c'è la questione freddo. Qui è l'unico posto d'italia dove non nevica, non fa freddo e sembra quasi primavera. Però io sono una freddolosa cronica, freddolosa per davvero. Se a luglio esco la sera, una felpa me la porto dietro "perché non si sa mai". I guanti sono in tasca fino alla primavera inoltrata e gli anfibi non mi abbandonano nemmeno d'estate, al massimo sostituisco i calzettoni di pile con quelli di cotone. Uscire dalla doccia è un'impresa, sempre a dire "ancora 1 minuto e... no, non posso, fa troppo freddo fuori!".


Date queste premesse, capisco bene che per "Robino" sia un trauma l'idea di uscire. Entro la fine della prossima settimana però dovrà decidersi a farlo, se non spontaneamente, in ospedale troveranno un modo per convincerlo. Un po' come quando qualcuno apre l'acqua calda in cucina: un ottimo modo per farmi saltare fuori dalla doccia in 2 secondi netti.


Ah, il titolo del post? Senza spiegazioni solo i torinesi possono capirlo... Il San Simone è un liquore di un'azienda torinese, la "Amaro San Simone", che lo produce seguendo una ricetta medicamentosa dei monaci di una confraternita del 16° secolo. 
Dopo mesi di astinenza (che continueranno, purtroppo, durante l'allattamento) posso sbilanciarmi confessando che è sicuramente il santo che preferisco!