venerdì 27 aprile 2012

Tre civette sul popò


Oggi abbiamo giocato con le bambole. E Valerio faceva la bambola. Cresce così velocemente che le tutine che fino al giorno prima andavano bene, all'improvviso non si chiudono più, o gli fanno l'effetto camionista, con la scollatura che arriva all'ombelico. Per questo ogni tanto ci sono i giorni "vediamo se ti va", quando Valerio sembra una modella durante la settimana della moda di Milano e subisce 10 cambi in pochi minuti.

Contemporaneamente io subisco l'ilarità del babbo, che sostiene che se da piccola avessi giocato meno coi Lego e più con le bambole, saprei infilare meglio le magliette e le felpine, senza rischiare ogni volta di lussare una spalla al piccolo.
I primi tempi io gli rispondevo "E allora fallo tu!", rimanendo sempre umiliata dal fatto che lui è più bravo di me nel cambiare i pannolini o nel mettere i vestiti. Non ho ancora capito se lui giocava con le bambole più di me, o se i suoi Lego erano migliori dei miei nell'educare ad una corretta paternità.

Però, dato che la mamma è sempre La Mamma, i vestiti e i pannolini li scelgo io, rispondendo alla quotidiana domanda "cosa gli metto?" con l'indicazione adatta al momento: ciripà per stare in casa, fitted per la notte, "quello coi gattini" per andare alla visita medica e così via.

Per questo mi ha fatto particolarmente piacere ricevere una mail di Marina di Ecolittle, un piccolo shop online nato poco più di un anno fa, molto attento all'ecologia, in cui si possono trovare pannolini lavabili anche in kit scontati, accessori per mamme e per tutte le donne, cosmetici, detergenti etc... Marina, dopo aver letto il mio post sui pannolini lavabili dopo un mese di utilizzo, mi ha proposto di "recensire" il sistema "Tutto in due" di GroVia.

Motivo in più per agognare qualche giornata di sole, dal momento che gli inserti, come sempre per i pannolini lavabili, hanno bisogno di qualche lavaggio prima di diventare pienamente "operativi". La primavera, nei giorni scorsi, tardava ad arrivare, ma la mia impazienza era comunque grande, quindi non sono riuscita ad aspettare più di due lavaggi. Anche perché gli inserti ci impiegano una vita ad asciugare, come già potevo immaginare vedendo lo spessore. Finalmente il gran giorno è arrivato e martedì ho cominciato gli esperimenti.

Esperimento 1: in casa, qualche ora.
L'inserto, composto di due parti di cui una particolarmente assorbente e l'altra con barrierine laterali, va attaccato alla mutandina con due bottoncini. Il GroVia è a taglie regolabili, la mutandina deve quindi essere adattata alle dimensioni del bimbo tramite altri bottoncini posti sul davanti. Dato che Valerio non è proprio un fuscello, siamo già partiti coi bottoni nella seconda posizione. La mutandina poi si chiude con due alette di un materiale indefinibile, simil-velcro ma morbidissimo: mai visto nulla di simile!
Risultato dell'esperimento. La cacca è rimasta all'interno delle alette dell'inserto, mantenendo asciutta e pulita la mutandina. Evvai.

Esperimento 2: genitori degeneri.
Il giorno successivo, 25 aprile, dato che abbiamo due inserti e la mutandina è rimasta pulita, procediamo col secondo esperimento. Il Babbo, da vero ingegnere qual è, cerca di svicolare dai suoi doveri familiari (quando è a casa, il cambio-bimbo tocca quasi sempre a lui) sostenendo che l'esperimento dovrebbe essere portato avanti dalla stessa mano. Io, che dai tempi del liceo non ho più sentito parlare di metodo scientifico, gli rispondo "Cambialo e basta" e chiudo così la questione. L'esperimento consiste nel lasciare il pannolino per tutto il pranzo. Un'oretta? Non proprio, dato che è il pranzo dell'Anpi, in piazza con altre mille persone e si mangia tra un discorso del vecchio partigiano e uno spettacolo degli sbandieratori. Usciamo di casa alle 11.45 e torniamo alle 17.30.
Risultato dell'esperimento. La cacca è parzialmente uscita dall'inserto, ma è rimasta dentro la mutandina. Idem per le forse mille pipì della giornata. Più che sufficiente.

Pausa esperimenti. A causa della fuoriuscita, questa volta va lavata anche la mutandina, il che mi permette di osservare come il "similvelcro" rimanga ben attaccato alla superficie protettiva anche in lavatrice e non vada ad appiccicarsi a tutto il resto del bucato. Dopo una notte, la mutandina è asciutta e possiamo procedere con il terzo e per ora ultimo esperimento:

Esperimento 3: madre recidiva.
Per verificare all'estremo le potenzialità del pannolino, decido di metterlo già alle 9 del mattino e di lasciarlo a tempo indeterminato. A metà pomeriggio, dopo un rumore che mi farebbe pensare ad un tuono se non ci fosse un cielo senza nemmeno una nuvola fino all'orizzonte, mi decido a portare Valerio sul fasciatoio. All'apertura del pannolino mi torna in mente una frase letta in Novecento di Baricco: "Nessuno si aspettava che un bambino così piccolo potesse fare tutta quella merda". E nonostante questo, grido al miracolo: la mutandina è rimasta intonsa.

In conclusione, almeno per ora, sono pienamente soddisfatta del pannolino GroVia. Unico difetto è l'inevitabile tempo biblico di asciugatura degli inserti. Non fosse così bello, con la fantasia gufetti (ma a me piace l'idea che siano civette: tre civette sul... popò!) andrebbe ad aggiungersi ai pannolini da notte. Considerando però che d'ora in poi per qualche mese dovremmo avere sempre più giornate di sole, credo diventerà anche il pannolino delle uscite, specialmente nelle situazioni estreme.
Evitando però, d'ora in poi, nuovi esperimenti da genitori degeneri... temo che appena scoprirà di avere le mani, Valerio potrebbe usarle per chiamare il Telefono Azzurro!

domenica 22 aprile 2012

Prima e dopo


Come cambia la vita con un bambino, è cosa risaputa. Qualche differenza tra "prima" e "poi"!

Con le amiche, prima
"Che si fa domani?"
"Aperitivo e poi cinema?"
Poi
"Che si fa domani?"
"Passeggiata al parco con le carrozzine?"

Scuse per i ritardi, prima
"Mi dispiace del ritardo. Ho perso l'autobus."
Poi
"Mi dispiace del ritardo, ma il bimbo aveva fame, ho dovuto a tutti i costi attaccarlo alla tetta"

Shopping, prima
"Cosa mi sta meglio, la gonna blu o i pantaloni neri?"
Poi
"Cos'è meglio, il ciuccio marca XXX o quello marca YYY?" (NdR: Valerio il ciuccio non lo vuole. E' la legge del contrappasso: sua mamma già scriveva e ancora aveva il ciuccio in bocca, tenuto di lato. Un po' come Che Guevara col suo sigaro)

Shopping su internet, prima
"Compriamo il biglietto dell'aereo per le vacanze? E la cena al ristorante col giropizza?"
Poi
"Compriamo la sdraietta? I pannolini?"

Situazioni imbarazzanti, prima
"Mi sono venute le mestruazioni. Hai per caso un assorbente?"
Poi
"Ha fatto pipì mentre lo cambiavo, allagando il cambio. Hai per caso un pannolino in più?"

Ecologia "intima", prima
"Ah, tu usi gli assorbenti usa e getta? No, io ormai solo la moon cup, più ecologica per l'ambiente e poi tutta quella plastica a contatto con la pelle non la sopporto!"
Poi
"Ah, tu usi i pannolini usa e getta? No, noi usiamo solo i pannolini lavabili, più ecologici per l'ambiente e poi tutta quella plastica a contatto con la pelle, il bimbo proprio non la sopporta!"

In partenza, prima
"Ho messo in auto lo zaino, partiamo?"
Poi
"Hai legato il seggiolino? Portiamo anche la carrozzina? E la struttura con le ruote dove la mettiamo, nel bagagliaio? Io ho preso lo zaino mio, lo zaino con le cose del bimbo, la borsa del cambio, la borsa con i 25 pannolini in più che non si sa mai, il carillon per quando piange in auto... Uh, no, aspetta... ha fame, partiamo tra mezz'ora..."

In fremente attesa, prima
"Se arriva un pacco, è il cd del mio gruppo preferito! Non vedo l'ora che arrivi, per ascoltarlo!"
Poi
"Se arriva un pacco, è un pannolino lavabile con fantasia gufi! Non vedo l'ora di metterlo al bimbo per scoprire se regge bene la pipì!"

Alle prime esperienze, prima
"Tu usi gli assorbenti interni? Mi spieghi come si mettono?"
Poi
"Tu ti tiri il latte? Mi spieghi come si fa?"

Libertà personali, prima
"Ma i tuoi ti fanno uscire la sera? Entro che ora devi tornare?"
Poi
"Ma il bimbo ti fa dormire la notte? Quante ore di fila dorme?"

... insomma, non è poi cambiato molto!



domenica 15 aprile 2012

Diventa anche tu mamma di una gallina

Ricordate che vi avevo già parlato dell'Ippoasi? La Fattoria di Marina di Pisa in cui sono ospitati animali "da reddito" salvati dal macello? Là avevo trascorso il mio trentunesimo compleanno e lì abita Irene, la gallina che abbiamo adottato a distanza e che fa parte della nostra "grande famiglia".

Ora l'Ippoasi, sotto sfratto e in cerca di un nuovo terreno su cui trasferirsi, lancia un appello: con un piccolo contributo potrete adottare a distanza un cavallo, una mucca, una gallina o un altro degli animali ospiti. Fateci un pensiero.

La Fattoria della Pace Ippoasi è un rifugio per animali domestici, detti da reddito, tutti strappati dallo sfruttamento zootecnico e dalla morte in macello.
Si trova a Marina di Pisa ed ospita 9 cavalli, 2 asini, 2 mucche, 2 maiali, 11 capre, 5 pecore, 2 galli, 25 galline, 2 conigli, 1 anatra e 5 cani.
L'omonima associazione di volontariato, che in questi giorni si sta trasformando in Onlus, nata nel 2010, li accudisce giornalmente, somministrando loro il cibo e pulendo i grandi spazi dove finalmente vivono liberi, oltreché guidare le visite al rifugio, organizzare eventi di autofinanziamento e diffondere la cultura non violenta, antispecista e vegan.
In questo momento sta attraversando una delle fase più cruciali che si siano mai verificate, essendo sopraggiunto lo sfratto, esecutivo in pochi mesi, e dovendo quindi liberare il terreno dove gli animali ospiti avevano finalmente trovato un angolo di serenità.
Tutti i componenti dell'associazione stanno lavorando alacremente per poter dare un nuovo spazio all'Ippoasi, ma in vista di questo sforzo eccezionale, anche e sopratutto economico, di dover ricostruire un nuovo rifugio e di dover quindi affrontare spese straordinarie, è di fondamentale importanza che le spese ordinarie, del mantenimento in cibo dei nostri amici, siano il più possibile coperte dalle adozioni a distanza (ricordiamo che questi animali sono tutti a carico dell'associazione, non essendo previsto nessun impegno pubblico per la tutela ed il salvataggio degli animali da reddito, a differenza di quanto avviene per gli animali d'affezione).
In questo modo, ogni animale ospite, avrà dei sostenitori che gli assicureranno un futuro più sereno e meno incerto in un momento tanto turbolento.
Ci troviamo quindi a lanciare questa campagna di adozioni a distanza, per guardare alla vita degli animali dell'Ippoasi con meno ansia e per non sentirci soli in questo sforzo di donare loro una esistenza degna di essere vissuta. Ogni contributo su cui loro potranno contare è di fondamentale importanza.
Tutte le informazioni su come adottare un animale a distanza si trovano sul nostro sito, oppure scrivendo alla nuova e-mail dedicata adozioni@ippoasi.org.
Un ringraziamento dagli ippoasiani tutt*, anche da quelli che parlano una lingua diversa dalla nostra ma che in fondo ai nostri cuori possiamo capire.

martedì 3 aprile 2012

Che cavolo d'agnello!

Tra qualche giorno sarà Pasqua, e al di là del significato religioso che ognuno può o meno condividere, una cosa è certa: 7 milioni di agnelli finiranno sulle tavole degli italiani, che siano credenti o meno: costolette di agnello fritte (come le preparava mia madre) o abbacchio alla romana, in umido, in padella, al forno... sono mille le possibilità per soddisfare le papille gustative di chi non si chiede da dove arriva la carne che ha nel piatto.

Perché chi se lo chiede sa che deriva da un animale che ha poco più di un mese di vita, che pesa a stento 7 kg, più spesso tra i 4 e i 6. E scrivere queste cose mi fa salire un brivido su per la schiena e venire le lacrime agli occhi, perché mi sembra di parlare di Valerio, un cucciolo che ha avuto la fortuna di nascere "homo sapiens" e non pecora, e per questo nessuno lo obbligherà a salire su un camion sovraffollato da altri suoi simili, non lo costringerà a subire un viaggio estenuante verso un macello, non lo stordirà per poi appenderlo per un gancio lasciandolo dissanguare.

L'uccisione di ogni animale, che si tratti di pecora, maiale, cane o gatto, per me non fa differenza, ma il sacrificio degli agnelli è un'atrocità superiore alle altre, perché si tratta di cuccioli e perché viene giustificata da una follia rituale vecchia di duemila anni.


Se proprio non potete rinunciare all'agnello sulla vostra tavola, ve ne propongo una versione totalmente cruelty free.

Ingredienti:
1 cavolfiore
1 patata
1 carota
2 grani di pepe
2 semi di cumino

Cuocete il cavolfiore intero (io l'ho cotto al vapore in pentola a pressione). Fate bollire e pelate la patata e la carota. Togliete un'infiorescenza al cavolfiore nella parte inferiore e inserite per metà la patata. Tagliate due rondelle della carota e inseritele nel cavolfiore. Decorate la patata coi semi di cumino come narici e i grani di pepe come occhi.

Sentitevi leggeri nello stomaco e con la vostra coscienza.
Buon appetito!