lunedì 15 aprile 2013

Frittata di spaghetti - senza uova

Avete presente quei piatti riciclosi che ti senti soddisfatta di te e in pace col mondo intero perché sei riuscita a riciclare le lenticchie della sera prima in polpette succulente? 

Diciamo la verità, io non ci riesco quasi mai. Per due motivi. Il primo che le polpette che riesco a preparare io non sono degne di questo nome. Il secondo è che in casa nostra raramente ci sono degli avanzi. Lo stomaco del Babbo da sempre e il mio da quando allatto sono due buchi neri senza fondo.

La scorsa settimana però è successo un fatto increscioso: il Babbo ha preso un giorno di permesso perché Valerio aveva la febbre e quindi ci siamo trovati con una porzione di spaghetti che avrebbe dovuto portare al lavoro (sì, per motivi economici e di salute, il Babbo si porta il pranzo da casa). Ora non venitemi a dire che gli spaghetti non sono un piatto da mangiare riscaldato il giorno dopo. LO SO. O almeno, l'ho scoperto proprio quel giorno. Però la sera prima volevo provare gli spaghetti agli agretti (non sono venuti un granché bene, devo riprovarci) e quindi quello era ciò che passava il convento.

Dopo aver sentito parlare più e più volte, soprattutto durante l'adolescenza, della frittata di spaghetti, nonostante la contrarietà del babbo, ho voluto provare una versione vegana e devo dire che l'esperimento è innegabilmente riuscito:


Ecco qui quindi la mia ricetta.

Ingredienti
- un piatto di spaghetti della sera prima, anche non riusciti perfettamente
- mezza tazza di farina di ceci
- mezza tazza abbondante di acqua
- sale (poco, gli spaghetti solitamente sono già salati)
- olio

La preparazione è molto simile a quella della frittata con le verdure che avevo pubblicato tempo fa. Mescolare acqua e farina fino ad ottenere un composto liquido e omogeneo. In una padella versare un filo d'olio, gli spaghetti e subito la pastella di farina di ceci. Coprire e cuocere a fuoco lento per circa cinque minuti. Quando la frittata solidifica, girare con l'aiuto di un piatto o di un coperchio.

Incredibilmente questa ricetta ha soddisfatto anche quello scettico del Babbo. Provare per credere.

Mi rendo conto ora che è nuovamente lunedì, quindi posso partecipare al 100% Vegetal Monday de La Cucina della Capra! Oh, ma quanto mi sento una "vera" food blogger (ahahah!)

giovedì 11 aprile 2013

E. R. giocattoli in infermeria

Nel quartiere in cui viviamo c'è una ludoteca molto carina che organizza attività extra, alcune a pagamento, molte gratuite, come il corso di massaggi per neonati o lo scambio di libri.
Recentemente veniva pubblicizzato un pomeriggio di "pronto soccorso" per riparare i propri giocattoli rotti con una locandina che diceva più o meno: "Bambini! Non buttateli via! Portateli qui il giorno tale e ve li ripariamo noi!"

Il primo pensiero è stato: per il momento a noi ancora non serve, Valerio non ha ancora distrutto nulla.
Subito dopo: bella idea insegnare ai bambini che i giochi si possono riparare.

Non per colpa del piccolo, ma degli adulti della famiglia (e delle etichette poco chiare), qualche giorno fa ecco il primo gioco da riparare. La cuginetta per pasqua ha regalato a Valerio un uovo con un pupazzetto di SpongeBob al posto del fiocco, finito dopo poco in lavatrice con un programma delicato, a 30 gradi come indicato. Spongebob però in lavatrice ha perso la faccia... nel senso letterale del termine: occhi e bocca si sono sciolti.

Valerio in realtà non se n'è minimamente preoccupato, ma a me e al babbo fa un po' impressione, quindi ieri sera, munita di colla vinilica e di forbici dalla punta arrotondata come nella migliore tradizione di Art Attack (non è vero, le forbici erano quelle da cucito, non abbiamo ancora forbici da bambini) ho cominciato con gli occhi.

Il risultato non è male, che dite?


Dopo aver verificato che gli occhi rimangano incollati abbastanza da reggere agli attacchi del piccolo distruttore, stasera continuerò con bocca e denti.

Nel frattempo ho ripensato alla locandina del pronto soccorso per giocattoli e mi sono resa conto che forse,  come si dice dalle mie parti, parla a nuora perché suocera intenda.  Anziché rivolgersi ai bambini perché portino i propri giocattoli a riparare e non li buttino via, quelli da sensibilizzare non saranno piuttosto i genitori, figli del consumismo anni ottanta e novanta? In fondo credo che nella maggior parte dei casi, per riparare giochi basti veramente poco e anzi con un bambino un po' più grande può diventare facilmente un'attività da fare insieme.

Ma si sa, buttare via e ricomprare è decisamente più comodo!

lunedì 8 aprile 2013

Dessert biscotto e crema e 100% vegetal monday

Dovete sapere che abbiamo avuto un lutto tra gli elettrodomestici. Dopo alcuni anni di onesto lavoro ci ha lasciati la nostra fidata macchina del pane. Eravamo pronti all'addio perché già da tempo aveva dei momenti di scarsa lucidità, si metteva a gemere nel bel mezzo del suo lavoro e faceva spavento.

Ma dato che morto un pap... ehm, una macchina del pane, se ne fa un'altra, abbiamo deciso di comprare al suo posto un'impastatrice. Incuriositi dai vari strumenti inclusi, abbiamo scoperto che l'impastatrice è ottima per preparare anche le creme. Potevamo accontentarci? Nooo!

Ispirata da questa ricetta, ho deciso di realizzare un dolce che è stato molto apprezzato anche da due amici ospiti a pranzo e, qualche giorno dopo, è stato riproposto ad altri due ospiti. Incredibilmente è riuscito anche al secondo tentativo (solitamente a me non capita mai)

Ecco quindi una ricetta non proprio da tutti i giorni, ma la metto a pieno titolo nella rubrica "un secondo è nel piatto"perché è un dolce dalla preparazione molto facile e veloce.

Ingredienti (per 4 persone)

per la crema:
  • 500 ml di latte di soia
  • 50 g di zucchero di canna
  • 30 g di farina 2 (non chiedetemi perché, chiedetelo alla Ravanella) :-)
  • 20 g di amido di mais
  • 2 cucchiai di olio di semi di girasole bio
  • un pizzico di vaniglia
  • la scorza di un limone rigorosamente bio
per il dolce:
  • 4 biscotti vegan ai cereali
  • qualche goccia di latte di soia
  • fiocchi d'avena
  • cioccolato fondente
Procedimento:
Intiepidire latte, scorza di limone tritata e vaniglia. Nell'impastatrice versare zucchero, olio e le farine. Impastare aggiungendo a filo il latte.
(L'impastatrice non è fondamentale, si può usare una frusta e del sano olio di gomito. Purché bio)
Rimettere sul fuoco per qualche minuto, rimescolando in continuazione, finché la crema non addensa.

Mettere in ogni ciotolina un biscotto. Bagnarlo con qualche goccia di latte di soia. Ripartire la crema nelle quattro ciotole. Spolverare con i fiocchi d'avena e di riccioli di cioccolato fondente (ottenuti con il pelapatate direttamente sulle ciotole)
Lasciar raffreddare.



Per la prima volta riesco a pubblicare una ricetta di lunedì e quindi partecipo volentieri al 100% vegetal monday de La Cucina della Capra.
Le mie motivazioni per una ricetta 100% vegetale? Perché è buona! (per gli animali, per il pianeta, per il palato!)


venerdì 5 aprile 2013

Primi passi all'Ippoasi

Domenica (non a pasqua, la settimana precedente) siamo tornati in visita all'Ippoasi, dopo un anno e mezzo di lontananza. Ci eravamo infatti andati per il mio compleanno di due anni fa, con l'allora "Robino" nella pancia.
Questa volta siamo tornati con Valerio, che ha visto per la prima volta tanti animali che per lui, bambino di città, erano sconosciuti. Per chi ancora non lo sapesse, l'Ippoasi è un rifugio per animali da reddito (cavalli, mucche, galline, maiali, capre etc) salvati dal macello e ora liberi di vivere lontani dallo sfruttamento.

In realtà "tornati" non è la parola giusta, in quanto nel frattempo l'Ippoasi ha cambiato sede, spostandosi a San Piero in Grado, nel parco di San Rossore (vicino a Pisa). Qui gli animali hanno a disposizione un terreno molto grande (il perimetro è di 800 metri!), in parte aperto e in parte boschivo. Il trasloco è avvenuto da poco, e c'è ancora molto da lavorare: chi vuole offrirsi come volontario anche solo per qualche giorno, trova tutte le informazioni sul sito di Ippoasi.

Le visite (gratuite, ma sono gradite offerte!) si svolgono il sabato e la domenica, al mattino e al pomeriggio. Domenica al pomeriggio eravamo solo noi, gli unici che non si erano fatti spaventare dalle previsioni del tempo (per fortuna! Alla fine la temuta pioggia non è arrivata) quindi la visita è stata molto informale: siamo infatti stati coinvolti nel momento pappa/sverminamento degli equini, attraverso fieno misto a semi di zucca. E' stato un momento divertente e contemporaneamente anche istruttivo.



Per i cavalli erano pronte delle ciotole (simili a quelle dei cani) legate ad una specie di sacchetto con una lunga cinghia, da mettere al collo di ogni cavallo. Gli asini e il poni Lola, invece, non riescono ad infilare il muso in queste ciotole e quindi per loro erano pronti dei secchi. Per loro però è necessario un volontario di vedetta perché non rovescino il secchio e non si facciano rubare il cibo dalle capre.


Io e Valerio ci siamo occupati di Lola, che è piccoletta ma ha un bel caratterino e ha allontanato in malomodo uno degli asini che aveva osato lanciare uno sguardo al suo secchio.


Quando Lola ha finito, abbiamo raggiunto gli altri e siamo stati seguiti dagli asini Cagliostro e Abramo. Valerio è rimasto molto colpito dagli asini ed è riuscito ad accarezzarli. Dei cavalli aveva un po' paura, le caprette si muovono troppo veloci, gli asini invece si sono fermati a farsi coccolare.


Il Babbo è stato scelto da uno dei due (non so se Cagliostro o Abramo) come massaggiatore ufficiale. Dopo qualche grattino sulla schiena, Christian ha avvertito il Babbo: "Si sta girando, ti dà la schiena". Il Babbo subito si è spostato, per evitare eventuali calci, ma Christian, ridendo, gli ha detto che non c'era nessun pericolo... solo quello di dover rimanere ore ed ore a grattare il culo di un asino... Infatti appena il Babbo si spostava di un metro, subito anche l'asino arretrava e riposizionava il suo sederone proprio sotto la mano.



La visita s'è conclusa nel pollaio, dove le galline hanno uno spazio enorme e si sono anche costruite alcuni giacigli all'interno di un cespuglio. Purtroppo ce n'era una che non stava bene e non sappiamo se è la "nostra" Irene.

Torneremo presto a trovare gli animali di Ippoasi, sperando anche nel bel tempo: non se ne può più di questa pioggia!
Nel frattempo probabilmente Valerio avrà imparato a camminare. Forse ispirato dai tanti animali liberi, i primi cinque passi senza appoggio li ha fatti proprio domenica all'Ippoasi!