mercoledì 30 gennaio 2013

Autolesionismo alimentare, backup e vegani salutisti

Ci sono i vegani salutisti, quelli che mangiano solo riso integrale, verdure biologiche e niente zuccheri raffinati.

E poi ci sono io.

Che nella vita di tutti i giorni cerco di barcamenarmi tra riso integrale, verdure biologiche e pochi zuccheri raffinati.
Poi alla prima difficoltà, con l'umore sotto le scarpe, cedo.

Quando ero giovane, onnivora e poco equosolidale, attentavo al barattolo di nutella. Quando sono diventata un po' meno giovane, onnivora ed equosolidale, ho sostituito la nutella con la crema al cioccolato e nocciole della Bottega del Mondo. Quando, sempre meno giovane, sono diventata anche vegana, sono passata alla crema crema cioccolato e nocciole senza latte della Bottega del Mondo.

Quando la crema cioccolato e nocciole senza latte della Bottega del Mondo manca (il modo migliore per non mangiarla è non comprarla), un po' di cioccolato in casa si trova sempre.

Ecco, oggi era uno di quei giorni.
Da settimane stavo preparando un post importante. Con calcoli (!) e considerazioni (!) e un lungo elenco (!). Blogger me l'ha cancellato.

E sono passata attraverso varie fasi

1. Panico. Vediamo se si può fare qualcosa. Andiamo a cercare su tutti i forum sull'argomento. Chiediamo al Babbo che è un esperto se ha qualche idea. No, non si può fare nulla.
2. Incaz... ehm... nervosismo. E blogger di qua, e blogger di là, ora sposto il blog da un'altra parte, ora non scrivo mai più, ora mando una mail di insulti al capo di Google, che mi senta!
3. Oh, cavoli, devo stendere il bucato.
4. Tristezza. Ci avevo messo ore. Non riuscirò mai a scrivere tutto quello che avevo scritto. Devo perdere altro tempo, togliendolo alle altre cose che ho da fare. Dovevo fare un backup. Sono una fallita.
5. Fammi un po' vedere cosa c'è in dispensa.
6. Un'intera barretta di cioccolato da 150 grammi? Ne prendo un quadretto. Gnam gnam. Ecco, povera me, come sono triste. Ne prendo un altro quadretto. Ho l'umore sotto le scarpe. Ancora uno e poi basta. Che depressione. L'ultimo. Sigh sob. E ora cosa faccio, ne lascio solo uno? Non si può, dai... fa brutto...

Il risultato finale si può vedere in questa foto:


Considerazioni finali

  • no, non sono una vegana salutista;
  • la prossima volta faccio un backup di qualunque cavolata stia scrivendo da più di mezzo minuto;
  • se non compro più cioccolato è meglio per la mia salute.
E voi, cosa avreste fatto in questo caso?

lunedì 28 gennaio 2013

Scatenare Diritti

Mentre la maggior parte di noi festeggiava l'arrivo dell'anno nuovo, il 31 dicembre del 2012 il 46enne di Ravenna Davide Battistini cominciava uno sciopero della fame per chiedere la messa al bando in Emilia Romagna delle catene come mezzo di detenzione dei cani.
Da 28 giorni Davide si sta alimentando solo con acqua, sale e tisane senza zucchero.

In questi giorni ci siamo scambiati un paio di mail in cui gli ho espresso alcuni dubbi (che ho tutt'ora) ma gli devo dare atto di grande coraggio e determinazione in questa battaglia di civiltà, come la definisce.

Davide intende andare avanti con il suo digiuno fino alle elezioni politiche di fine febbraio, cioè ancora quasi un mese, se non verrà approvata una legge regionale che vieti l'uso delle catene. Anzi, il suo sciopero diventerà totale la settimana prima delle elezioni e si asterrà anche dal bere, con grande rischio per la sua vita.

Cito dal suo blog scatenarediritti.blogspot.com (che sono riuscita a vedere solo oggi, non è facilmente accessibile da tablet o cellulare)

Cosa si prova a digiunare così a lungo?
I primi due giorni un mal di testa molto forte. Sembra siano tutte le tossine, farmaci, vaccini, inquinanti entrati con il cibo, bevande, aria inquinata respirata che nei decenni il corpo deposita nel grasso. Sciogliendosi questo per il digiuno, queste tossine vanno nel sangue e da qui al cervello provocando il mal di testa.
La fame scompare, almeno nel mio caso, il quarto giorno.
Dal quinto giorno, almeno la fame smette di tormentarti.
Sogno un bel piatto stracolmo di spaghetti aglio, olio e peperoncino, ma non ho fame. Mentre dal primo giorno ho lo stomaco stretto in una morsa, sofferente.
Cammino, penso, dormo e lo stomaco è di fronte alla mia mente e pretende cibo.
Stranamente le energie non mi mancano. Ma credo siano energie psichiche, motivazionali. Il sonno che il mio corpo mi ha negato i primi 7 giorni, adesso si è quasi normalizzato.
Riesco a vivere normalmente o quasi, riesco a guidare l'auto ma se accenno un lavoretto, tipo portare la legna in casa, dopo un minuto ansimo e devo sedermi con i polmoni in fiamme.

E ancora:

Se questa proposta di di civiltà avrà successo, dipenderà da due cose.

  • La mia resistenza al digiuno
  • L'impegno quotidiano di ogni persona civile, non solo animalista, a diffondere il blog e chiedere civiltà, rispetto per esseri senzienti titolari di diritti animali. Questo vostro impegno, come il mio digiuno, deve essere costante e quotidiano. Da qui alle elezioni di fine febbraio. In ufficio, a casa, con gli amici e parenti. Fate mail ai vostri contatti e amici in FB. Parlatene, fate firmare la petizione e diffondete il blog. Insieme stiamo costruendo civiltà. Stiamo portando la civiltà dell'Europa in questa Italia indecente. Grazie a tutti.


Quindi cosa state aspettando? Smettetela subito di leggere qui e andate a dare un'occhiata al blogscatenarediritti.blogspot.com
Poi iscrivetevi alla pagina Facebook: Scatenare Diritti
Infine, la cosa più importante, firmate la petizione "Per i diritti animali stop cani alla catena"

Fatto tutto? Bene, ora... diffondete!

giovedì 24 gennaio 2013

Un secondo è nel piatto: frittata (per Namasté)

Me l'ero ripromessa tra i buoni propositi del 2013: "cominciare finalmente quella nuova rubrica a cui penso da tanto".
Lo spunto me l'ha dato Annalisa Neofrieda con l'iniziativa Namasté, in occasione della settimana per l'abolizione della carne.
Ma andiamo con ordine. La nuova rubrica si intitola "Un secondo è nel piatto". Sì, voglio diventare anche io una food blogger e no, non mi sono bevuta il cervello. Continuo ad essere consapevole delle mie scarse doti di presentazione culinaria: quando vedo le foto di tante amiche blogger dico "Beeeellooo! E buooooono!" ma poi, alla fine, salvo prendere ispirazione, non riesco a fare una ricetta e dico una che mi impegni per più di mezz'ora. D'altra parte in casa potete trovare un bambino famelico, un Babbo famelico e anche io non sono da meno (solo Nina compensa il resto della famiglia ed è l'unico cane al mondo che fa il difficile col cibo...)

Da qui, la lampadina. Mi sono detta: "Sarò l'unica che deve sfogare le sue passioni culinarie in poco più del tempo necessario per far cuocere una pasta?" Credo proprio di no... quindi qualche ricetta sprint, da tutti i giorni, può essere utile anche ad altri chi si trovano a dover rispondere alla domanda "Tra quanto è pronto?" "E' pronto tra un secondo!"


Comincio dunque aderendo alla bella iniziativa di Annalisa, aprendo le porte di casa ad un ospite inatteso e proponendogli di sedersi alla mia tavola a fare due chiacchiere mentre gli preparo una frittata al volo.


"Frittata? Ma non eri vegana?"
"Beh, sì, e allora?"
"Ma non sei obbligata ad usare le uova apposta per me!"
"Eh? Ah, no, tranquillo... le uova comunque non potrei usarle perché non le ho in frigo da anni... è una frittata di farina di ceci"
"Una che?!?"
"Vieni qui a vedere che ti spiego come si fa. Anzi, già che ci sei passami l'olio..."

INGREDIENTI
Farina di ceci
Mezza cipolla
Una verdura a caso (facoltativa), io ho usato un mazzetto di bietole. Senza verdura usare una cipolla intera
Acqua
Olio, meglio se extra vergine d'oliva
un pizzico di sale

PREPARAZIONE
Versare l'olio in una padella e aggiungere le cipolle. Farle soffriggere.


Aggiungere le verdure tagliate a pezzetti (io ho aggiunto qualche secondo prima i gambi, che devono cuocere un po' di più) e salare con poco sale.
Coprire con un coperchio e lasciar cuocere qualche minuto.


Nel frattempo preparare la farina di ceci: in una scodella mescolare farina e acqua. Deve venire un composto liquido e senza grumi. Aggiungere un altro pizzico microscopico di sale.
Versare nella padella sopra le verdure in modo che si sparga bene ovunque.
Coprire e lasciar cuocere a fuoco medio per meno di 10 minuti.


Quando il bordo comincia ad assumere il colore tipico della frittata e il composto si stacca dalla padella da solo, la frittata va girata. Lascio a voi la decisione se appiccicare la frittata sul soffitto con un lancio, piegarla a metà nel tentativo di rivoltarla con un veloce gesto del polso oppure spiaccicarla in terra con l'aiuto di un coperchio. Io di solito scelgo quest'ultima soluzione.
Cuocere per altri 5 minuti, sempre con coperchio.
Far asciugare l'olio in eccesso su un foglio di carta assorbente e servire in tavola (togliendo la carta assorbente se l'ospite è di riguardo, lasciandola se si vuole accentuare l'idea di "sei uno di famiglia" utile per giustificare il tremendo disordine che c'è in casa)

Buon appetito!

lunedì 21 gennaio 2013

SOS, c'è un Tomte sul termosifone

Già da tempo sappiamo di avere un Tomte. L'idea ce l'aveva data un'amica che abita in Svezia e ci aveva parlato di questi folletti della casa, tipici della tradizione scandinava, generalmente benigni, che aiutano nella cura degli animali e fanno piccoli scherzi agli abitanti. Per capirci, quando si perde un calzino, è il Tomte che l'ha nascosto.
Il nostro Tomte, oltre a farci sparire decine di calzini e nascondere nei posti più strani le chiavi di casa e il cellulare, ha un rapporto conflittuale con Nina. A volte capita di vedere Nina che esce dalla sua cuccia, le si posiziona davanti e la guarda con aria truce. Per noi dalla percezione limitata la cuccia è innegabilmente vuota, ma di sicuro i cani possono vedere il folletto che chissà cosa sta facendo lì dentro.

Anche Valerio vede il Tomte. A volte rimane minuti interi a fissare un punto sopra la spalla del Babbo o l'angolo di una mensola, o lo spazio sopra la televisione. Capita anche che dopo qualche minuto il suo sguardo si sposti verso un altro punto, e di nuovo resta lì a fissare il vuoto, pardon, il Tomte. Perché dev'esserci qualcosa, anche se noi non vediamo nulla.

Ultimamente però il nostro Tomte sta esagerando. D'accordo nascondere i calzini, va bene perdere le penne e scaricare le pile del telecomando. Ma spaventare Valerio no, piccino. Cos'ha fatto di male? Ieri sera mi abbracciava terrorizzato, guardando alternativamente un punto sul muro e un altro sopra il termosifone.
Anche Nina è più strana del solito.

Che il Tomte ce l'abbia con noi? Forse ora che Claus non c'è più pensa di andarsene? Se qualcuno di voi conosce un modo per comunicare con lui, ce lo faccia sapere al più presto. Sono disposta ad imparare il norvegese antico (via, qualche parola!) per riportare la pace tra il Tomte e i nostri animaletti di casa.

lunedì 14 gennaio 2013

La gallina Irene

Vi ricordate di Irene? E' una delle galline ospiti di Ippoasi, che abbiamo adottato a distanza due anni fa.
Per le feste sono arrivate sue notizie e una foto aggiornata.


L'inverno sta ormai bussando forte alla porta, ma Irene, così come le sue compagne, non se ne preoccupa più di tanto, continuando a trascorrere le sue giornate serenamente, tra mangiate di verdure e squisito becchime, super bagni di terra e corse sfrenate verso le uova, di cui è golosissima...
... e che bello poi la notte avere un pollaio ben chiuso e riparato, una lettiera di fieno soffice e pulito ed il calore delle “coinquiline” con le quali riposare...


Buone notizie intanto sul fronte trasferimento: gli animali di Ippoasi hanno una nuova casa in cui vivere! Per maggiori informazioni visitate il sito www.ippoasi.org, ricordando che il modo migliore per aiutare gli animali ospiti è di sostenerli tramite un'adozione a distanza.

Attraverso l'adozione a distanza e le notizie che periodicamente arrivano da Ippoasi, si instaura un rapporto davvero speciale con gli animali della fattoria, ve l'assicuro. Anche tra noi e la nostra spelacchiata amica Irene!

venerdì 11 gennaio 2013

Ciao Amico cane

Non mi pento di adottare sempre cani vecchi. Il tempo che si passa insieme sarà forse più breve, ma vedere gli occhi adoranti di un cane che ha trascorso metà della sua vita in canile e ora ha una sua cuccia al calduccio non ha prezzo.


Claus era da un pezzo in canile, il rifugio per animali "Il Cascinotto" di Collegno, e quando era arrivato aveva circa sei anni. I volontari non riuscivano a spiegarsi come mai fosse rimasto in canile tutto quel tempo: di solito i cani di quella taglia sono i più facili da far adottare.
Ma io stessa, dopo averlo quasi scelto sul sito del canile, lo avevo poi lasciato altri due anni nel suo recinto, adottando inizialmente un altro cane. Patata aveva già sedici anni, era appena stato operato ai legamenti di una zampa, e si presentava riverso nella sua pipì sul pavimento della casetta. Non potevo abbandonarlo. Claus invece all'epoca aveva appena dieci anni ed era ancora considerato più facilmente adottabile. C'è da dire poi che il canile in cui stavano è un rifugio "a cinque stelle", con tanto spazio e molti splendidi volontari. Claus stava in un recinto enorme con altri cani di piccola taglia e non se la passava poi male.

Due anni dopo, Patata decise che ne aveva abbastanza di questo mondo. Era il 2008. Dopo qualche mese, in occasione del mio compleanno, arrivò Claus, le cui condizioni di salute nel frattempo erano peggiorate e che rischiava di non arrivare alla fine dell'inverno.

Ne ha vissute, eh! Dato che in casa da solo c'è sempre stato poco volentieri, quando stavo a Torino lo portavo spesso anche al lavoro. Si metteva sulla sua copertina e dormiva tutto il tempo. A volte veniva qualche collega a fargli un po' di coccole. Alcuni addirittura gli portavano i croccantini. E' stato un cane giramondo, e ha assistito anche a qualche concerto. I ragazzi de La Rosa Tatuata, uno dei miei gruppi musicali del cuore, quando mi vedevano arrivare, prima ancora di sapere come stavo io mi chiedevano sue notizie.
Qualche anno dopo l'arrivo in casa, ha vissuto anche la separazione tra me e la persona con cui vivevo a Torino, il periodo travagliato, le lacrime, il non avere più punti di riferimento, l'essere ospitato a turno da due persone, in due case diverse. Spesso quando mi vedeva triste si alzava e veniva a posare la sua testa sulle mie gambe. Poi l'arrivo in casa di una coinquilina e nella mia vita di un'altra persona. Il nostro trasferimento a Firenze. L'arrivo di Nina e poi quello di Valerio.

Nel frattempo i suoi peli diventavano sempre più bianchi e le sue gambe sempre più storte e deboli. Ultimamente aveva scelto il Babbo come sua figura di riferimento, forse perché era quello che più spesso gli dava le medicine.

Da quest'estate anche fare la pipì non era più una passeggiata, nel senso letterale del termine: doveva essere portato giù di peso in braccio e per lui alzarsi era sempre più doloroso. Passava le sue giornate nella sua cuccia, ultimamente mugolando e abbaiando.

Io non so se c'è un paradiso, ma se c'è dev'essere pieno di animali felici.
Buon viaggio, amico Claus, e non dimenticare di salutarci Patata!

giovedì 10 gennaio 2013

Autosvezzamento, istruzioni per l'uso

Oggi è una giornata molto triste. Cerco di tirarmi su il morale pubblicando questo post che avevo cominciato a scrivere qualche giorno fa.

Svezzamento tradizionale o autosvezzamento? Ultimamente anche alcuni pediatri si sono convinti ad abbandonare le terribili pappine e suggeriscono di proporre ai neonati direttamente l'alimentazione familiare. Le raccomandazioni standard per l’Unione Europea sull'alimentazione dei lattanti e dei bambini fino a tre anni parlano di: alimenti familiari, basati su una dieta familiare varia ed equilibrata, con qualche piccolo adattamento. 

Insomma, come funziona l'autosvezzamento?
  • Prendere un bambino di circa sei mesi, che sta seduto da solo e che mostra interesse verso il cibo.
  • Tenerlo a tavola coi genitori e lasciarlo sperimentare con piattini, bicchiere, posate.
  • Dargli il cibo a cui sembra interessato, come alimentazione complementare al latte materno (o latte artificiale).


Questa la teoria.
La nostra pratica, oggi, affinata dopo quattro mesi di autosvezzamento:

  • Prendere il bambino-anguilla, metterlo nel seggiolone e legarlo con un paio di altri laccetti aggiuntivi.
  • Bardarlo con: bavaglino, "camicia di forza"* e altro bavaglino supplementare.
  • Avvicinarlo alla tavola da cui è stata tolta la tovaglia almeno per uno spazio di un metro per mezzo metro.
  • Togliere dal proprio piatto un boccone alla volta e posizionarlo davanti al bambino-bulldog (sta già sbavando).
  • Guardare senza scomporsi il bambino-polipo che prende i bocconi e se li avvicina alla bocca, sputando quello che non gradisce e spingendo dentro a forza quantità inimmaginabili di quello che gradisce.
  • Cercare di mangiare almeno mezz'etto di pasta o due cucchiaiate di riso, nascondendole alla vista del bambino-tritatutto.
  • Compilare il modulo di iscrizione a RuttoSound, perché il bambino-megafono potrebbe partecipare alla gara per il rutto più potente.
  • Pulire il seggiolone e la passata di mandarino, mela, fusilli e patate ottenuta a mano nude dal bambino-frantoio.
  • Chiamare il cane perché faccia pranzo con quello che è caduto a terra e tirare su 15 cucchiaini, 2 forchette, un mestolo e il bicchiere.
  • Ritinteggiare la cucina.


*dicesi "camicia di forza" una maglietta impermeabile a maniche lunghe aperta sul dietro, munita di taschina raccogli-bocconi caduti.

martedì 8 gennaio 2013

Buoni propositi per il 2013

Essere meno intollerante verso le persone che mi circondano, smetterla di criticare sempre tutto e tutti (non sarà facile, forse non dovevo scriverlo...);
Non prendere tutto come una critica personale;
Uscire un po' di più, e magari qualche volta anche senza palla al piede... ehm, bimbo in fascia;
Imparare a conoscere la città in cui vivo da un anno e mezzo (questa è facile dato che al momento la conosco meno di un liceale in vita scolastica);
Fare ordine in casa e mantenerlo (questa l'ho scritta pro forma, ma tanto non ci riuscirò mai);
Aggiornare il blog più spesso e cominciare finalmente quella nuova rubrica a cui penso da tanto (ci provo, ma non assicuro niente).

Auguri a tutti di buon anno... e anche stavolta si ricomincia!