venerdì 14 giugno 2013

Le mutande dei nanetti

Esattamente un anno fa scrivevo dell'inizio del nostro percorso di E/C (elimination communication) termine usato da chi cerca di instaurare col bambino una comunicazione per capire quando deve fare i suoi bisogni. Senza il pannolino. Fin dai primi giorni di vita. Sembra incredibile ma c'è chi lo fa davvero.

Noi abbiamo fatto un'EC piuttosto soft: pannolino (ovviamente lavabile) per le uscite e la notte, niente in casa, ma ancora pannolino quando ci sono degli ospiti o comunque l'attenzione di babbo e mamma non può essere costante.

Tra alti e bassi, siamo ancora vivi. Anche perché, a differenza di quanto si crede, non vuol dire dover rimanere con gli occhi fissi sul bambino e la mano pronta a spostarlo sul vasino.

Da qualche tempo abbiamo fatto un passo in più: cominciando a proporgli di fare la pipì durante le uscite, il pannolino rimaneva miracolosamente asciutto. Stessa cosa la notte, portandolo in bagno quando piagnucola, dorme meglio e arriva asciutto al mattino.

Da qualche giorno, complice il caldo, abbiamo allora tolto il pannolino la notte. E teniamo le dita incrociate...
Ieri, poi, mi sono lanciata e siamo usciti tutto il giorno senza pannolino. Non è andata benissimo perché ero un po' in ansia e continuavo a proporgli di fare pipì, tanto che alla fine, credo per disperazione, me l'ha fatta sulla fascia (non nella fascia... proprio sulla fascia, che era appoggiata in terra...) ma alla fine niente di così tremendo... è fattibile, riproveremo.



Nel frattempo ho scoperto qual è il maggior problema dell'EC. Non è la pipì in terra. Non è lo sforzo per capire quando il bambino deve fare pipì. Non è il peso del bimbo/elefantino che dev'essere sostenuto.
Il vero problema sono le mutande. O meglio, le domande dei venditori di mutande.

"Vorrei delle mutande piccoline per bambino. Di questa dimensione qui" (mostrando le mutande già comprate l'anno scorso che gli stanno a pennello)
"Per che età?"
"Ehm... il bambino (che in quel momento è nella fascia, davanti al bancone) è più piccolo di età, ma porta la taglia 4. Credo siano per 3 anni."
"Allora vanno bene queste - (mutande 2/4 anni che, misurate, sono molto più piccole di quelle che gli ho fatto vedere) - o altrimenti queste" (mutande identiche a quelle che ho in mano... e non poteva darmele subito?)
"Bene, prendo queste. Grazie."
"Ma il bambino, così grande, non le pesa?"
"No, questo supporto scarica bene il peso sulle anche."
"A quell'età però il bambino dovrebbe già camminare da solo, eh! Scansafatiche!"
"..."

Balbetto qualcosa ed esco. Non ho la prontezza di dirgli che no, il bambino non HA tre anni, anche se VESTE tre anni. A un anno e tre mesi cammina, sì, ma non abbastanza da andare a fare shopping.
E ho un flashback.
giugno 2012
"Vorrei delle mutande molto piccole. Piccolissime. Per un bambino di quattro mesi. Per tenerlo senza pannolino. Sa, con questo caldo..."
"Abbiamo solo queste, taglia 4. Sono un po' grandi, ma se ci mette sotto il pannolino, gli stanno bene..."
"..."
Devo assolutamente cambiare negozio di mutande....

lunedì 10 giugno 2013

Grazie Bibi

Qualche giorno fa, davanti alla mia cassetta delle lettere faceva bella mostra di sé un pacco. Non del tutto inaspettato, perché era stato fortunatamente preannunciato qualche giorno prima.

Facciamo un passo indietro.
A dicembre Barbara de La Tavola Rotonda aveva lanciato una rubrica mensile, a cui tutti potevano partecipare commentando il tema che avrebbe lanciato ogni volta. A febbraio il tema era l'uguaglianza.
Io avevo partecipato con il post "Uguaglianza, cous cous e l'Isola sotto il mare"

Poi però Barbara ha deciso di prendersi una pausa dal blog: troppe cose da fare, e la capisco.
Chiunque altro avrebbe detto: "Vi saluto" e sarebbe finita lì. Invece no! Quella gran donna della Bibi ha voluto regalare un pezzetto di sé a tutti quanti. E cosa va a regalare? Pezzi della sua libreria! Pazza... :-)

A me è arrivato un doppio volume de Le mille e una notte.
Questo:



Mi ha riportato indietro di qualche anno (qualche? Avevo otto anni... una vita fa!) quando in vacanza coi miei genitori avevo portato tra i tanti libri, anche una riduzione per la scuola de Le mille e una notte. Ricordo una serata in battello tra i fiordi della Danimarca: c'era un freddo terribile nonostante fosse luglio e cercavamo di scaldarci leggendo i racconti di Sherazad.
Ora che ho la versione "da adulti" con molte più storie, posso nuovamente sfidare il freddo del Baltico. Oppure questa primavera autunnale... più o meno la temperatura è la stessa.

Grazie Bibi! E' un regalo davvero gradito.

giovedì 6 giugno 2013

Una stella in più

Quando mancano le parole.
Per una vita hai usato le parole. Per lavoro, per gioco, per hobby. Fin da quando eri bambina.
In certi momenti però non c'è niente da dire.

Come quando ricevi una notizia che ti stende.
Come quando vorresti parlare d'altro, pensare ad altro, scrivere altro. Ma la tua testa sembra un boomerang e ti porta sempre al punto di partenza.
Come quando vorresti trovare le parole giuste per aiutare degli amici a lenire il dolore incolmabile di una perdita. Ma ti rendi conto che quelle parole non esistono.
Come quando vorresti trasformarti in un abbraccio, così non avresti bisogno di trovare impossibili parole.


Addio Margherita. Non ho fatto in tempo a conoscerti e già mi manchi.