lunedì 21 novembre 2011

My 7 links project. Per una volta incoraggio Sant'Antonio

'Sto poveraccio di Sant'Antonio si prende tutte le volte le mie maledizioni. Appena arriva una delle sue catene, bofonchio tra me e me parole irripetibili con la mano pronta sul tasto "elimina", prima di leggere cosa mi succederà non inoltrando la mail. Ormai mi sono convinta che se non leggo, le sfighe non mi possono raggiungere. Questa però non è una vera e propria catena di Sant'Antonio: nessuna tragedia è in agguato se non si prosegue il gioco. Inoltre è molto carino per andare a riguardare i propri post vecchi. Insomma, tirata in ballo da donatella, eccomi qui per partecipare a questo giochino. Bisogna andare indietro nel tempo (nel mio caso nemmeno poi di tanto, dato che il blog è attivo solo da agosto) e cercare sette post che rispecchino queste definizioni: il più bello, il più utile, il più popolare, quello il cui successo mi ha sorpreso, quello che non ha avuto il successo che si meritava, il più controverso, quello di cui vado più fiera.

1, 2, 3, pronti via! Cominciamo!

Il più bello: Cosa mangiano i vegani?
Comincio con un post auto-ironico. Un'immagine che girava on line e che ho "dovuto" pubblicare, era troppo bella!
Cliccando sull'immagine si vedono meglio i due grafici. Da un lato quello che la gente pensa che mangino i vegani (granaglie, tofu, erba, ?), dall'altro quello che i vegani mangiano veramente, a partire da "avocado" per concludere con "tutto il resto nella versione vegana", passando per pasta, hamburger vegani, pomodori, seitan, quinoa, riso, pizza, patatine, meloni, hummus etc etc.
Anche i commenti che questo post aveva ricevuti erano tutti entusiasti, tutti a dire, tra le risate, quanta ignoranza c'è ancora sulla dieta vegana (no, non veniamo da Vega e no, non mangiamo solo verdure)

Il più utile: L'oggetto che cambia la vita: la Moon Cup
Fino a ieri pensavo che il mio blog sarebbe stato (forse) utile per rassicurare le future mamme sulla possibilità di avere un'alimentazione vegetariana o vegana. Invece, grazie ai riscontri che ho avuto dai commenti, credo che il post più utile sia proprio quello che... è totalmente inutile per le donne in gravidanza! ;-)
La mia esperienza con la Moon Cup ha convinto un po' di amiche-blogger a tentare la sfida. Altre sono rimaste perplesse. Ma sono contenta proprio di questo, intanto è utile pensarci, poi ognuna deciderà!

Il più popolare: Vegana informata
Le classifiche di blogspot parlano chiaro, questo è il post che ha ricevuto più visite, forse anche perché è stato citato da Mammafelice nel suo post sulla gravidanza vegan. Questo mi fa molto piacere perché  credo possa essere utile per tutte le future mamme vegetariane o vegane che decidono di non rinunciare alle proprie scelte alimentari in occasione di una gravidanza. Purtroppo le pressioni da parte di medici generici, dietisti e ginecologi sono tante, ma per fortuna su internet si trovano ormai tantissime informazioni utili per trascorrere in serenità questi nove mesi senza rinunciare ad essere "cruelty free". Ad esempio consiglio il sito della Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana e i forum di Informazione Alimentare e Forum Etici

Quello il cui successo mi ha sorpreso: Il nome ai tempi del Grande Fratello
Non avrei mai pensato che il mio gioco sulle nomi-nescio(n) per dare il nome a Robino avrebbe avuto così successo. Tutti pronti con il cellulare in mano, aspettando il mio "via al televoto". Scherzi a parte, mi sono divertita a coinvolgere gli amici della Rete. Alla fine però la decisione sarà tutta nostra... per il momento l'alieno nella pancia continua a chiamarsi "Robino". Il babbo ci prova ogni tanto a chiamarlo con i tre nomi finalisti, per vedere se ne sceglie uno, ma al momento sembra del tutto indifferente.

Quello che non ha avuto il successo che si meritava: Nina, Irene, Shereen e la grande famiglia

Nemmeno un commento per questo post, che risale al giorno successivo l'arrivo di Nina. Peccato perché qui raccontavo di Nina, del vecchio Claus, della gallina Irene adottata a distanza, e della bambina palestinese, Shereen, anche lei adottata a distanza. Insomma della nostra grande famiglia allargata.

Il più controverso: Le "uova vegetali" della Valsoia
In questo post avevo raccontato la mia (brutta) esperienza con le cotolette valsoia surgelate, su cui è indicata la scritta "vegetale" che a mio parere è ingannevole dato che tra gli ingredienti appare il bianco d'uovo. Controverso perché avevo ricevuto un commento anonimo che, senza assolutamente entrare nello specifico del problema posto, scriveva semplicemente che la valsoia è un'ottima marca con prodotti molto buoni. Sospettando una forma di pubblicità nascosta, ho chiesto all'anonimo commentatore di firmarsi e poi, non avendo ricevuto risposta dopo una settimana, ho cancellato il post.

Quello di cui vado più fiera: Colori di genere
Mi ero divertita tantissimo a scrivere questo post, in cui raccontavo le disavventure della povera cagnetta Nina, obbligata a portare un guinzaglio blu, nonostante sia femmina.
Aggiungo ora che, quando qualche giorno fa ho detto che per "Robino" voglio almeno un lenzuolino rosa, ho suscitato il raccapriccio di tutti gli amici.
Sotto sotto siamo tutti un po' razzisti coi colori! (Ma finché si parla di colori dei vestiti e non della pelle ci possiamo scherzare su)





Ora dovrei lanciare la palla ad altri/e sette blogger? Non mi ricordo più chi è già stato coinvolto, eventualmente ditemelo nei commenti.
Ci provo, ma non mi offenderò se qualcuno rinuncia!

Nunzia di Cose di Lino
Isa di Cotto al Vapore
Stella di Creargiocando
Robin di Dove ho visto te
Julie di Il meraviglioso e (im)perfetto mondo di Julie
Serena di Mammavegsere
Silvia di Orsomichele
Marta di Veganswiss

venerdì 18 novembre 2011

L'oggetto che cambia la vita: la Moon Cup

Mi è stato chiesto tra i commenti dello scorso post, e quindi non posso deludere le mie lettrici (sì perché questo post è dedicato unicamente alle lettrici, uomini per favore andate a prendervi un caffè al bar ed evitate risolini imbarazzati). Oggi si parla della Moon Cup.

Devo fare una premessa. Da quando ho 11 anni, le mie mestruazioni sono perfettamente regolari. No, non intendo dire che le ho ogni 28 giorni, anzi. Nemmeno il calendario Maya potrebbe calcolare le tempistiche dei "miei giorni". C'è però un metodo infallibile: le mestruazioni sono regolarmente coincidenti con le vacanze. Non ho mai capito come sia possibile, ma non c'è scampo. Dieci anni di scout, il che vuol dire dieci campi estivi, togliamo i primi due anni (ero lupetta e non le avevo), per otto volte ho avuto le mestruazioni al campo. Campo invernale? Idem. Campeggio con gli amici? Figuriamoci se no. Un weekend in una capitale europea? Non dimenticare gli assorbenti. E non c'è verso: si anticipa o si posticipa la vacanza, le mestruazioni arriveranno una settimana prima o quella dopo. Per anni ho tenuto un pacco formato famiglia nella tasca interna dello zaino, perennemente lì, da riempire nuovamente al ritorno da ogni vacanza.

Nell'estate del 2008 ho sentito parlare per la prima volta della Moon Cup. Ero in giro per Torino con due amiche e una di loro ne aveva sentito parlare a sua volta la sera prima a casa di un'amica, che le aveva consigliato di cercarla nella bottega del commercio equo e solidale. Decidiamo tutte e tre di andare a curiosare, per chiedere maggiori informazioni.

Che cos'è la Moon Cup?
Lo scorso anno avevo scritto un articolo per il giornale on line "Eco dalle città", dal titolo:  La mestruazione eco-compatibile con la coppetta mestruale. Non sto a ripetermi, consiglio di leggere direttamente quello. In sintesi, la Moon cup è un contenitore in silicone da indossare dentro la vagina al posto degli assorbenti. Ogni 6 ore circa (dipende dall'intensità del flusso) si toglie, si svuota, si pulisce e si rimette. Costa circa 30 euro e dura circa 10 anni. Quindi non c'è paragone con gli assorbenti né per quanto riguarda il lato economico né sul fronte ambientale (avete idea di quanti assorbenti si gettano via ogni mese?!)

La mia esperienza con la Moon Cup
Devo dire che il primo impatto non è stato positivo. Anche se ero in partenza per le vacanze (e ovviamente... non devo nemmeno dirlo... qualcuna indovina?) non mi sono fidata a comprarla subito.
Ammetto di non aver mai avuto un ottimo rapporto con le mie "parti basse". Un po' come con il vicino del piano di sotto: so che esiste, ogni tanto dà fastidio (una settimana al mese...), quando ci incontriamo ci salutiamo, ma la cosa finisce lì. In tutta la mia vita avrò messo forse 10 assorbenti interni, potrei quasi calcolare la cifra esatta dato che ho comprato una scatola e ce ne sono ancora dentro.
L'idea di "mettere lì" un oggetto per di più molto più grande di un assorbente interno non mi stuzzicava proprio. E se poi si perde? Se non riesco più a tirarla fuori?

Ho avuto bisogno di qualche mese per interiorizzare meglio il tutto. Nel frattempo ho letto on line i commenti di tante altre utilizzatrici, molto soddisfatte e nessuna che non era più riuscita a tirarla fuori. Anche perché, pensandoci, bisognerebbe avere la vagina di una cavalla, non di una donna...
In inverno mi sono ripresentata alla bottega del commercio equo e l'ho comprata, pensando "alla peggio butto via 30 euro".
Tra il dire e il fare c'è di mezzo una Moon Cup. Il primo inserimento è stato un incubo e mi ha ricordato la prima volta a 16 anni con gli assorbenti interni. Ginocchia piegate, petto in fuori, pancia in dentro, respiro profondo, si piega la Moon Cup, si inserisce e... ahi che male! Riproviamo, respiro profondo, petto in dentro, pancia in fuori e... niente, non ci riesco.
Moon Cup insacchettata, messa in un cassetto del bagno e per 27 giorni (circa) me ne dimentico.
Alla mestruazione successiva ci riprovo e... incredibile. Entra, senza nessun problema. Anzi, la devo mettere e togliere per tre o quattro volte nel giro di poco tempo perché la prima volta è necessario tagliare "il gambo" della misura giusta ed è consigliato di procedere per gradi. E ce la faccio. Miracolo. O forse, semplicemente, ero meno stressata.

Da quel momento comincia un altro rapporto col mio corpo, con le mie mestruazioni... e con le vacanze. Circa un anno dopo, in partenza per il Cairo con il progetto di entrare nella striscia di Gaza (qualche dubbio sull'arrivo delle mestruazioni? No, vero?) mi trovo a dire alla mia coinquilina che un anno prima sarei stata preoccupata al pensiero di dover cambiare l'assorbente in condizioni igienico-sanitarie non ottimali, mentre con la Moon Cup mi sentivo assolutamente tranquilla. Al ritorno la mia coinquilina compra una Moon Cup e, senza nemmeno i problemi iniziali che ho avuto io, mi conferma dopo pochi cicli la bontà dell'acquisto con parole che ricordano quelle usate a suo tempo dalla volontaria della bottega nella sua presentazione: "Mi sono avvicinata alla Moon Cup per una questione ambientale, disposta anche a sacrificare un po' la mia comodità per non contribuire all'inquinamento, ma oggi se per assurdo mi dicessero che inquina più di mille assorbenti risponderei che... pazienza, è comoda e non posso farne a meno!".

Ora da vari mesi non ho più le mestruazioni e non posso dire che mi manchino ;-) Però ogni tanto penso alla mia "Munchi" (come la chiamavamo amichevolmente con la coinquilina) e qualche giorno fa ho realizzato che tra qualche mese (non subito dopo il parto), dovrò comprare la taglia L (la S è consigliata fino ai 30 anni e prima di una gravidanza). Il costo della prima, però, è stato ampiamente ammortizzato nei due anni di utilizzo.
Ma soprattutto ha contribuito a ridurre lo stress in vacanza!

Aggiornamenti:
aggiungo altri post sull'argomento:
I giorni della Luna dal blog "Annaelaneve's Blog"
Mooncup I love you dal blog "Il meraviglioso e (im)perfetto mondo di Julie

martedì 15 novembre 2011

Pannolini lavabili? Sì. Ma quali?

"Robino" ha ormai compiuto -3 mesi, siamo entrati nel terzo trimestre da pochi giorni, e i preparativi si fanno più concitati. In casa ci sono ancora scatoloni in cui inciampare, ma cominciamo già a vedere chiazze sempre più ampie di pavimento. La futura cameretta di "Robino" è al momento un ripostiglio, ma comunque non servirà prima di alcuni mesi. Insomma, ci stiamo preparando.

Fervono i preparativi anche dal punto di vista delle informazioni da raccogliere, gli ultimi due giorni sono stati dedicati ai pannolini lavabili.

Questo non vuole essere un post in cui spiegare i motivi a favore dei pannolini lavabili, altri prima di me ne hanno già parlato esaurientemente. Per maggiori informazioni, consiglio i post su questo argomento nel blog di Claudia (EcoMammaeBimbo), l'esperienza di MammaFelice con il primo figlio su Cotto al Vapore, e gli utilissimi siti pannolinilavabili.info e nonsolociripa.it. Ok, sono convinta della bontà dei pannolini lavabili. E ora?

Sembra facile. Invece la scelta tra pannolini lavabili e usa e getta è solo la prima (e più semplice) che deve fare un futuro genitore che si avvicina all'argomento, perché non c'è solo UN tipo di pannolino lavabile. Per dare solo un'idea della complessità, bisogna scegliere il tipo di pannolino (ci sono tre categorie: tutto in uno, pocket, due pezzi, più alcuni prodotti che stanno a metà tra l'una e l'altra categoria), il materiale (cotone, bamboo, micropile), la taglia (ci sono i "taglia fissa", ideali per bimbi di un determinato peso, e i "taglia unica" che hanno un sistema regolabile per allargarsi durante la crescita), le chiusure (velcro o bottoncini)... Come orientarsi? Il consiglio che ho ricevuto e ho fatto mio è che non esiste "il pannolino perfetto". Inutile comprare pacchi di pannolini dello stesso tipo, perché oggi al bimbo ne andrà meglio uno e domani con le cosciotte più ciccie sarà più adatto un altro, per stare a casa sarà più adeguato un terzo e per uscire coi nonni sarà necessario averne uno di un altro tipo ancora.

Andando a vedere dove sono stati prodotti, ho notato che molti sono, purtroppo "Made in China". Quindi, di fatto, prodotti con sfruttamento del lavoro (salari bassi, nessun diritto sindacale, tante ore di lavoro ogni giorno...) Una delle marche (che non citerò) scrive che i pannolini sono "prodotti eticamente in Cina", ma le risposte alle mie, credo legittime, richieste di chiarimenti sono state troppo vaghe per essere credibili.
Molti altri sono prodotti in Usa, Canada, Australia: il problema qui è diverso e riguarda il trasporto. Col babbo ci siamo chiesti se ha senso far arrivare dall'altra parte del mondo un pannolino che sì, sarà sicuramente più ecologico che un pacco di usa e getta, ma di fatto già nasce "inquinato" da tutti i chilometri percorsi. La nostra risposta è stata che no, non ha senso, soprattutto perché l'alternativa italiana c'è. Anzi, cercando con cura si trovano tantissime marche che producono in Italia. Certo, le materie prime non sempre sono made in Italy (non ho mai visto piantagioni di cotone o di bambù... forse nella pianura padana?), ma quasi sempre lo sono i tessuti e molte marche si impegnano ad avere una filiera trasparente.

Ecco quindi una panoramica dei risultati delle mie ricerche. (Sono certa di non aver citato tutte le possibilità esistenti, ma accetto segnalazioni tra i commenti!)

Bio'n'Happy
Due tipologie di pannolini, entrambe pocket a taglia unica (cioè "dalla nascita al vasino"), una solo per uso diurno e l'altra anche per la notte.
Materiale: cotone bio per l'interno e poliestere o PUL per l'esterno. Inserti in flanella di bamboo. I tessuti sono tutti prodotti in Italia e certificati.
Costo circa 22/23 euro.
Si comprano sul sito biobimbo.it, che vende anche altre marche (non Made in Italy), oltre a wetbags, sacchi nanna, accessori di ogni tipo. Fino a 2 kg il costo è di 8.80 euro. Consegna gratuita oltre 90 euro.

Ecobimbi
Vende pannolini due pezzi composti da una parte assorbente (taglia unica) e una mutandina impermeabile in diverse taglie.
Materiale: cotone naturale non sbiancato per la parte interna. Tessuto tecnico per la mutandina esterna.
Il kit 5 pannolini + 1 mutandina costa 86 euro.
Si comprano sul sito dedicato bottegadeibimbi.it, in cui si possono comprare anche wet bags, retine per secchio e altri accessori.
Spese di spedizione: 10 euro.
Il sito non è chiarissimo e non ho capito come comprare solo le parti interne (che vengono vendute insieme alla mutandina... ma serve una sola mutandina per 5/6 pannolini!)

Ecobu
Pannolino AIO (All in One) che in realtà è un AI2 (tutto in due) perché la mutandina è staccabile. Veste da 3,5 a 16 kg. Con doppia cucitura sulle gambe, chiusure in velcro. Difetto: asciuga lentamente.
Della stessa marca anche wet bags, fasciatoio, copripasseggino etc.
Ci sono anche molti negozi (elenco completo) tra cui uno anche vicino a Firenze (Mariluna). Altrimenti il sito "ufficiale" su cui comprarli è ecopannoli.it  che ha anche tante altre marche (non di produzione italiana) e permette anche di noleggiare i pannolini. Inoltre vende anche stoffe per realizzare in casa i pannolini (se qualcuno sa cucire...).
Spese di spedizione: 6 euro, gratis oltre i 90 euro.

L'infanzia by Chiara
Due tipologie di pannolini, entrambi pocket taglia unica regolabile da 3 a 20 kg, "Trico" e "Zefiro". In particolare il secondo sembra essere molto leggero e adatto per prevenire allergie e dermatiti. Interno in cotone ciniglia/cotone bamboo, inserti in cotone/fibra di bamboo.
Il sito, a mio parere, non è fatto molto bene, ma comunque si possono ordinare i pannolini via mail, con 12 euro di spese di spedizione, gratis oltre i 300 euro.
Per fortuna il negozio vicino a Firenze vende il pannolino "Zefiro" (23 euro)
Italmami
Ha pannolini pocket taglia unica (da 4 a 18 kg) sia con chiusura velcro che con chiusura a bottoncini. In bamboo (22,50 euro) o in micropile (21,50 euro) per un'asciugatura più veloce. Tutti i tessuti sono certificati Oeko-tex e prodotti preferibilmente in Italia o al massimo in paesi confinanti.
Sul sito si possono comprare anche wet bags e altri accessori. Il costo scende all'aumentare del numero di pannolini comprati.
Spedizione con corriere espresso bartolini a 6 euro, gratis oltre 90 euro.


Mammaflò
Ha due tipologie di pannolini: quelli pocket (costo 20,50 euro, in poliestere e micropile, con inserti in bambù o microfibra. Uso diurno) e quelli 2 pezzi in spugna di bambù (interno: 15,80 euro, regolabili) e poliestere (esterno: servono 2 mutandine per taglia) anche per uso notturno.
Ci sono kit scontati (anche con entrambe le tipologie di pannolino).
Spedizione: 8,80 euro.


Pagù 

100% cotone per pannolini prefolds. 2 taglie di inserto (piccola e grande) e 5 taglie di mutandina.
(I prefolds sono particolarmente indicati per i neonati perché, anche se più complicati, si adattano alle piccole misure dei bimbi. Inoltre gli inserti possono essere poi riutilizzati nei pannolini pocket)
Costo: 32 euro per 5 pannolini + 16 euro per 1 mutandina.
Si trovano anche in molti negozi, a Milano, Genova, Bologna e in altre città (elenco completo)
Dal sito si possono comprare kit e pannolini. Spedizione: 6,5 euro.

Tretopini
Tutto quello che è venduto qui è realizzato a mano sul momento da una sarta. Ci sono diverse tipologie di pannolini, tutte pocket, che costano circa 21 euro. E' possibile scegliere le fantasie (bellissime!).
Oltre ai pannolini si possono comprare anche wet bags, assorbenti da donna etc.
Fino a 350 grammi viene mandata una raccomandata. Fino a 7kg un corriere espresso. Consegna gratuita oltre 120 euro.

Conclusioni:
cosa faremo noi? Al momento l'idea è la seguente:
- un po' di prefold  Pagù (5 panni + 1 mutandina neonato), da comprare a Milano quando andiamo a trovare i cugini.
- 1 Ecobu e 1 Zefiro (L'infanzia by Chiara) da comprare nel negozio vicino a Firenze
- 1 Tretopini con fantasia gatti-cani, che non potrà essere usato subito perché veste bimbi dai 4 kg in su, ma è troppo bello (da farci mandare con raccomandata)
- qualche altro pannolino da uno dei siti rimasti (Bio'n'happy, Ecobimbi, Italmami o Mammaflò) E' un vero peccato che non ci siano (o almeno, io non ho trovato) siti che vendano contemporaneamente più di una tra queste marche!

Consigli e suggerimenti?

lunedì 7 novembre 2011

Maternità ieri e oggi

Nel fine settimana, bloccata in casa dalla pioggia (eravamo in Liguria, proprio il fine settimana giusto per beccare in pieno l'alluvione, ma questa è un'altra storia...) ho scovato e letto un libro dei primi anni '70 sulla gravidanza: Avere un figlio - Nove mesi di vita della coppia di Jaqueline Dana e Sylvie Marion (ne ho parlato anche nella pagina dei libri)
Il libro è dei primi anni settanta e non si legge di certo per avere informazioni aggiornate sulle ultime tendenze in fatto di gravidanza e parto, ma per un interesse storico e una curiosità riguardo a come la generazione di mia madre ha vissuto questo momento della propria vita. Leggendolo con gli occhi di oggi, ho trovato alcuni aspetti che reputo positivi, ad esempio un primo embrionale coinvolgimento del padre nella gravidanza e nel parto, o l'attenzione alla donna non solo come futura mamma ma anche come portatrice di propri interessi da continuare a seguire (sport, lavoro, viaggi, hobby etc)
Contemporaneamente però ho letto in questo libro l'inizio di un processo di cui oggi vedo le estreme conseguenze: la medicalizzazione del parto, la promozione dell'allattamento con il biberon, l'accento posto sull'importanza della coppia a scapito del neonato (che, ad esempio, deve dormire fin da subito in un'altra stanza per garantire la privacy dei genitori)
Il primo impatto è stato di rifiuto rispetto a quanto stavo leggendo. Ad esempio ho giudicato in modo negativo le prescrizioni sulla dieta rigidissima da seguire in gravidanza (che sembra più una dieta dimagrante, senza sale né spazio per nessun tipo di concessione...) per non ingrassare più di 8, al massimo 10 kg. Ma andando avanti nella lettura, mi si è accesa una lampadina.
Ho capito che il libro è stato scritto in un periodo di transizione, da un lato posso contestare la piega che hanno preso successivamente gli eventi, ma dall'altro mi ha fatto riflettere che, se non ci fossero stati questi estremi opposti, forse oggi non sarei abbastanza consapevole delle mie future scelte quali ad esempio l'allattamento al seno.
Oggi contesto l'eccessiva medicalizzazione del parto, le troppe ecografie imposte dai ginecologi privati, il fatto che troppo spesso si ricorre al cesareo anche quando non ce ne sarebbe bisogno. E nel libro si consiglia a spada tratta di andare a partorire in ospedale, di effettuare una radiografia intorno all'ottavo mese, di fidarsi ciecamente del medico e delle ostetriche... Sono la prima a dire che sì all'ospedale, ma no ad interventi medici non necessari, che non c'è nulla di male (anzi!) nel parto in casa, che le radiografie fanno rabbrividire solo all'idea e che cambierò la mia ginecologa perché non mi fido... però pensiamoci, cosa c'era "prima"? Oggi non mi preoccupo di morire di parto perché è più probabile finire all'obitorio per una tegola in testa, ma qual era invece la situazione quando non era possibile monitorare eventuali problemi (placenta previa, posizione podalica, diabete gestazionale...)? Sempre mio padre mi ha raccontato che, 16 anni prima di me, alla nascita dei miei fratelli ("fratellastri" non mi piace) lui e la madre si erano trovati in difficoltà perché... non avevano idea che sarebbero nati due gemelli! Oggi una cosa del genere fa ridere.

Anche sul discorso dell'allattamento con il biberon, il libro mi ha fatto riflettere. Non perché mi abbia convinta ;-) Però è vero che prima di quella che è stata chiamata la rivoluzione sessuale la donna era considerata moglie e madre, il suo compito era quello di allevare figli ed essere l'angelo del focolare. Poi il Sessantotto, gli anni Settanta, gli slogan su "il corpo è mio e me lo gestisco io", la possibilità di pianificare le nascite con la diffusione dei contraccettivi. Mia madre non mi ha allattata al seno perché sapeva che dopo qualche mese dalla mia nascita avrebbe partecipato ad un concorso pubblico per diventare dirigente scolastica (all'epoca si diceva ancora "preside"): avrebbe quindi dovuto affrontare un viaggio a Roma, qualche giorno di permanenza in albergo, alcune ore chiusa in una stanza per la prova scritta e poi forse l'orale. Parlandone qualche giorno fa con mio padre, lui continua ad essere convinto della bontà di quella scelta dato che nella sua visione l'alternativa era tra l'allattamento al seno e la realizzazione professionale di mia madre. Trent'anni fa non era pensabile l'idea che il padre si prendesse un paio di giorni di ferie per fare insieme il viaggio, tenere il neonato durante l'esame, chiedere eventualmente che la mamma potesse uscire durante la prova scritta per allattare o ancora dare sì il latte con il biberon, ma quello materno, tirato nei giorni precedenti. Contemporaneamente però credo che sessanta anni fa - la generazione di mia nonna, per capirci - non fosse pensabile l'idea che un marito concedesse alla moglie la possibilità di realizzarsi professionalmente.
Dopo la lettura di questo libro ho realizzato che, a differenza di mia nonna, io scelgo di allattare al seno, anche grazie al gesto - all'epoca forse quasi rivoluzionario - di mia madre e di tutte le donne come lei che avevano scelto di non allattare.

Sono consapevole del fatto che sono ancora pochi i genitori che si ribellano all'attuale medicalizzazione del parto, al consumismo (ad es. i pannolini usa e getta) e alle idee che, a partire dagli anni '70 in poi, ci sono state inculcate da medici e opinione pubblica. Però, forse, senza queste idee, saremmo tutti meno consapevoli, meno protagonisti delle nostre scelte. Forse ne valeva la pena.

mercoledì 2 novembre 2011

Ultima nomi-nescio(n) e classifica finale!

L'unico rimpianto è che non posso dire "stop al televoto!" In queste settimane mi ero immedesimata nella conduttrice dei vari Grandi Fratelli, X-factor, Isole dei (poco) famosi ed è dura affrontare la realtà: anche se tanto voluto da parenti e amici, il televoto non ci sarà.

Questa settimana finisce il grande gioco delle nomi-nescio(n) spiegato nel post "Il nome ai tempi del Grande Fratello": l'ultimo escluso lascia il podio ai tre nomi finalisti. Il prescelto si deciderà più avanti, forse solo quando ci troveremo faccia a faccia col nuovo nato.

Insomma, ci saluta Francesco. Nome molto diffuso in Italia, si colloca primo tra i nati nel 2008/2009, ed è sesto considerando l'intera popolazione italiana. Insomma, un evergreen, che deriva dal latino tardo e medievale, quando indicava l'appartenenza al popolo dei Franchi. La sua diffusione inizia nel Trecento col culto di San Francesco d'Assisi (quello che, prima di Del Piero, parlava agli uccelli). Molti i santi con questo nome, ma anche i personaggi storici (ricordiamo l'imperatore Francesco Giuseppe, marito di Sissi). I filosofi Voltaire (che si chiamava François-Marie Arouet) e Francis Bacon, il pittore Francesco Goya, il poeta Cecco Angolieri, lo scrittore Franz Kafka, il musicista Shubert, il regista Truffaut. Tra i viventi, non posso dimenticare i "miei" cantautori Francesco De Gregori e Francesco Guccini. Insomma, ce n'è per tutti i gusti. Forse troppo. Il rischio di avere due o tre compagni di classe con lo stesso nome è piuttosto alto.

Scacciata la tristezza per l'abbandono di Francesco, squillino le trombe e rullino i tamburi! I tre finalisti sono... in ordine alfabetico:

Andrea!

Leandro!

Valerio!

Andrea ha, come Francesco, il difetto di essere molto diffuso. Soprattutto però, sembra, in Lombardia. Quindi la cosa ci tocca un po' meno. Rimane comunque il 5° nome tra i nati in Toscana nel 2007 e il 4° tra i nati nel 2008/2009. Di Andrea si ricorda il martirio del santo apostolo su una croce obliqua con travi disposte a X, da allora chiamata "croce di S. Andrea". E' un nome utilizzato in tutte le lingue, e nonostante il significato greco di "uomo, guerriero", è usato anche al femminile (e questo è un vantaggio non da poco, nell'eventualità che il ragazzo decida di cambiare sesso) ;-) Gli Andrea famosi sono tantissimi, ricordo solo alcuni tra i miei preferiti: l'autore di fumetti Andrea Pazienza e gli scrittori Andrea Camilleri e Andrea De Carlo. Infine "Andrea" è un personaggio (che dà il nome alla canzone) di Fabrizio De André.

Il nome Leandro è del tutto inaspettato. L'abbiamo trovato nell'elenco iniziale dei 1600 nomi e a me è subito piaciuto. Dopo qualche giorno ho contagiato anche il babbo, tanto che in queste settimane è quasi sempre rimasto in testa nelle nostre classifiche. Nome greco, affermatosi durante il periodo del Romanticismo per la rilettura della vicenda mitologica narrata da Ovidio di Leandro ed Ero (che io non conoscevo, ma che è citata anche nella Divina Commedia!). Leandro, che abitava sulla sponda asiatica dello stretto dei Dardanelli, amava Ero, che stava invece sul lato europeo. Ogni notte raggiungeva l'amata nuotando attraverso il miglio di mare che li separava. Ero per aiutarlo accendeva una lucerna. Una notte una tempesta spense la luce e Leandro disorientato morì tra i flutti. Insomma, una storia romantica e tragica come al giorno d'oggi non ce ne sono più. Il poeta Byron fu talmente colpito dalla storia da volerla verificare attraversando di persona l'Ellesponto a nuoto.
Il significato può essere quello di "uomo-leone" o "uomo calmo" o ancora "uomo del popolo". Un vantaggio del nome Leandro è che in Spagnolo e Portoghese è uguale. Non conosco Leandri famosi, salvo, nella variante "Aleandro" il cantautore Aleandro Baldi.

L'ultimo nome è, nuovamente, un tipico nome latino che riprende il gentilizio Valerius. Tre sono gli imperatori romani che hanno portato il nome Valerio. Di questo stesso periodo storico (anche se uno del primo secolo d.C. e l'altro del primo a.C.) anche i poeti Valerio Flacco e Publio Valerio Catone. Tra i personaggi più recenti, Valerio Bacigalupo, portiere del Grande Torino originario di Savona (oggi lo stadio di Savona è intitolato a lui), l'attore Valerio Mastandrea, lo scrittore Valerio Massimo Manfredi e... lo cito o no Valerio Scanu? Acc, mi è scappato. Valerio è anche il nome del terrorista di estrema destra Fioravanti, ma è bilanciato dal brigatista rosso Valerio Morucci. Ah, il significato è estremamente di buon augurio: di buona salute. E quando c'è la salute, c'è tutto.

Come sarà "Robino"? Avrà più lo sguardo da uomo guerriero? O sarà calmo e tranquillo (ed esperto nuotatore!) Oppure sarà un bambino in salute? Ancora tre mesi e mezzo, prima di saperlo con certezza. Solo allora potrò dire: "Stop al televoto!"